Le due cose avvengono poi in tempi diversi, perché la rettifica è oggi, la sentenza per la presunta diffamazione forse non arriverà mai grazie alla santa prescrizione. Ecco perché penso che il diritto alla rettifica, come formulato dalla legge Alfano, serva solo ad aggiungere uno strumento in più al repertorio di armi di intimidazione dei ricchi potenti e prepotenti, che oggi include richieste di danni per milioni di euro, il più delle volte rigettate o ridotte a poche migliaia di euro.
A un certo momento, negli anni scorsi, i governi sia Prodi sia Berlusconi avevano giocato con l’idea che la rettifica potesse agire come la confessione per un peccatore, annullare il peccato e cancellare la possibilità di una ulteriore causa, ma poi la rabbia dei politici, tutti ma proprio tutti, è stata più forte di ogni nobile sentimento e il risultato è questa legge qua.
Ribadisco: la rettifica è un assurdo e lo è sempre stato e forse anche per questo per sessant’anni nessuno l’ha rispettata e applicata con rigore.
Oggi, nella sua estensione ai siti internet, è ancora più assurda, perché può applicarsi solo ai siti registrati in Italia. Come la mettiamo con un sito straniero, magari registrato a Georgetown, Cayman Islands? Avremo i siti esteri oscurati da Berlumao?
Ma c’è un ma e questo separa la mia modesta ma tenace opinione da quelle più autorevoli e altrettanto tenaci di Giulietti e di Franco Siddi, capo del sindacato dei giornalisti, la Fnsi. Il ma è che la lotta non va fatta per difendere i sacrosanti diritti dei blog, bensì per difendere tutti i mezzi di informazione senza distinzione.
Credo sbagliata la tesi che la norma sulla rettifica non si possa applicare ai blog perché sono piccoli e deboli e non sono in grado di rispettare la legge nei tempi brevi in cui la rettifica si deve diffondere. Quella dei tempi è una fastidiosa innovazione della nuova legge, ma Giulietti da anni sostiene che i piccoli siti vanno esentati, lo fa almeno da quando lo sviluppo e la diffusione di internet hanno reso ragionevole estendere anche a questo mezzo le stesse regole che si applicano alla tipografia che stampa biglietti da visita.Lo ha fatto con costanza e coerenza, ma credo che il suo approccio sia riduttivo e ingiusto verso tutti gli altri.
Il punto da cui partire è la capacità di offendere l’onore, non la capacità di rettificare l’offesa, in un sistema di diffusione anzi di disseminazione dell’informazione determinato dai motori d ricerca, i quali nel proporre una notizia non fanno distinzione alcuna di nobiltà, importanza, diffusione del sito e possono, come spesso accade, proporre notizie di un oscurissimo blog e non quelle di un grande quotidiano con decine di redattori e milioni di visitatori. Così, per me diffamato, che differenza fa se la notizia falsa appare su un oscuro blog invece che sulla home page di Repubblica.it?
La lotta deve essere a favore di tutti, contro la rettifica, perché è una norma ingiusta, e anche questo vale per tutti, per il piccolo Blitz blog come per il grande Corriere.
