ROMA – Curare il morbo di Parkinson, la depressione, i disturbi ossessivo-compulsivi e la sindrome di Tourette sarà possibile con l’impianto di un pacemaker nel cervello: individuando il giusto punto in cui attivare la DBS, stimolazione profonda del cervello, si potrà aiutare le persone che soffrono di queste patologie.
“Non è un interruttore della luce”, ha però osservato Michael Okun, dottore dell’università della Florida, e la sola stimolazione non è sufficiente per la cura di tali disturbi, ma affiancata alla giusta terapia può offrire un importante sollievo ai malati. La dottoressa Helen Mayberg della Emory University ha sottolineato, al meeting annuale della Associazione Americana per l’avanzamento delle scienze, come “una volta che il cervello ritorna al paziente, deve imparare nuovamente ad usarlo”.
Un generatore posto vicino alla clavicola è collegato ad un filo che sale lungo il collo e che termina in un elettrodo impiantato chirurgicamente nel cervello, il cui compito è quello di disattivare le cellule nervose e frenare così l’agitazione. I segnali elettrici sono poi regolati fino ad essere interrotti nel caso in cui il paziente non tragga benefici dalla DBS, o nel caso in cui vi siano degli effetti collaterali neurologici. Per i malati di Parkinson la stimolazione elettrica rappresenta una valida alternativa, poiché invece di distruggere chirurgicamente il tessuto celebrale danneggiato viene solo alterata la anormale funzionalità del tessuto che causa il tremore.
Ma soprattutto ogni patologia richiede un luogo diverso di applicazione, luoghi non ancora del tutto individuati dalle sperimentazioni. Medtronic e St. Jude Medical, le due industrie mediche che stanno concentrando i loro studi sugli effetti del DBS nel caso di depressione, hanno individuato in base a studi piloti le regioni cerebrali in cui inserire il dispositivo, ma ulteriori ricerche saranno necessarie.