
AMSTERDAM – Hanno inventato delle “nano capsule” anti cancro. Nano proiettili che sono 70 volte più piccoli dei globuli rossi che compongono il sangue e hanno un rivestimento biodegradabile. I nano proiettili attaccano le cellule tumorali, ma non danneggiano i tessuti sani. Una vera e propria arma contro il cancro che ĆØ valsa il riconoscimento European Inventor Award agli italiani Luigi Cattel e Barbara Stella, alla francese VĆ©ronique Rosilio e al belga Patrick Couvreur.
Il premio ĆØ stato consegnato ad Amsterdam dall’eurocommissario al Mercato interno Michel Barnier, dal presidente dell’Ufficio Brevetti Europeo Benoit Battistelli e della principessa Beatrice d’Olanda per la categoria dedicata alla ricerca scientifica. Premiate anche le piccole imprese ad alta innovazione, con Pal Nyren, imprenditore svedese, che ha messo a punto un metodo “ultra semplificato” per sequenziare il Dna.Ā
Vincitori di alto livello in tutte le categorie, selezionati da scienziati e imprenditori di alto livello nelle commissioni. Ma dietro al successo di Cattel e Stella, scrive il Corriere della Sera, c’ĆØ una “consueta storia di non finanziamenti e non raccordo tra UniversitĆ e impresa”, storia che da sempre getta ombre sulla ricerca in Italia.Ā Cattel, 70 anni, racconta al Corriere della Sera:
“L’invenzione italo-francese, i nano proiettili anticancro ĆØ nata nella facoltĆ di Farmacia dell’UniversitĆ di Torino, ma ha potuto crescere a svilupparsi soltanto grazie alla collaborazione con l’UniversitĆ di Paris Sud. E soprattutto ai cinque milioni di euro del Cnrs (il Cnr francese, ndr) che hanno consentito al nostro team di brevettare l’invenzione in tutto il mondo nel 2004”
Patrick Couvreur, scienziato belga, spiega al Corriere:
“Siamo giĆ molto avanti nella sperimentazione pre clinica, ma ci serviranno altri dieci anni per arrivare alla sperimentazione sui malati. Il metodo sarĆ particolarmente utile nella cura del cancro al pancreas, che ĆØ una delle principali cause di morte nel mondo sviluppato”.
Mentre Barbara Stella, ricercatrice italiana di 42 anni, aggiunge:
“Il nostro team sta lavorando per attribuire ai nano proiettili, creati per curare, anche proprietĆ diagnostiche”.
E il brevetto a chi andrĆ ? L’universitĆ di Torino ha posto le basi teoriche dell’invenzione, ma i soldi li ha messi il Cnr francese. Come in ogni successo italiano, di italiano rimane cosƬ solo il nome. I brevetti vanno a chi mette i soldi, e l’Italia in questi investimenti non ĆØ mai competitiva:
“Il brevetto infatti, come dicevamo, appartiene al Cnrs, che si ĆØ assicurato il diritto di gestirlo, mentre agli inventori spettano solo le royalty, cioĆØ il Ā«diritto d’autoreĀ».Ā Non molto diversa si configura la differenza tra Francia e Italia sotto il profilo industriale. Ā«Nessun gruppo farmaceutico italiano si ĆØ dimostrato interessato a questa ricercaĀ», dice Cattel, interesse che invece ĆØ stato manifestato dal gruppo multinazionale francese Sanofi Aventis”.
I complimenti Cattel e Stella sono d’obbligo, ma l’ennesima ricerca italiana finanziata all’estero e l’ennesima storia di cervelli costretti alla fuga per ottenere finanziamenti e riconoscimenti, lascia l’amaro in bocca per una scoperta (italiana) che promette di rivoluzionare la battaglia al cancro.