ROMA – Per chi non ne può più di sfiancarsi ore a preparare presentazioni in PowerPoint, per chi è stanco di assistere a mortificanti riunioni con corredo di immagini e slogan coloratissimi che nemmeno all’asilo, per tutti loro è arrivata la medicina che debella il virus ammorbante. E’ nato in Svizzera l’Anti PowerPoint Party, il partito che rappresenta e tutela i diritti dei 250 milioni di sfortunati nel mondo che ogni giorno sono costretti a ricorrere a presentazioni con il famoso software di Microsoft Office. In alcuni paesi di rito gatesiano-ortodosso le presentazioni in PowerPoint sono addirittura obbligatorie per gli studenti. Per non parlare del fatto che ogni anno, per colpa di PowerPoint, buttiamo, solo in Europa, 110.000 milioni di euro al vento.
Il partito è ambizioso e conta di diventare la quarta formazione politica in Svizzera. Il leader è un ex ingegnere informatico che, folgorato sulla via di Damasco, ha dichiarato guerra a PowerPoint. Matthias Poehm ci ha scritto anche un libro sopra ( The PowerPoint Fallacy) diventato ovviamente un best-seller. L’idea del partito è solo un’abile strategia di marketing? E allora, PowerPoint non nasce forse per aiutare le aziende a vendere, a spiegare, a edulcorare? Ci vuole un freno, non, si badi, per motivi vetero anticapitalisti, o per rigurgiti luddisti. Queste presentazioni sono umilianti per chi è costretto ad assistere. Dice che è un ottimo biglietto da visita. Che però reca in testa (occultata) l’insegna “per venire incontro alle vostre limitate facoltà mentali”.
E’ vero, c’è un’inflazione nell’offerta di partiti politici. Ma nel caso dell’APP è il programma che fa la differenza: torniamo, se proprio dobbiamo spiegare con i disegnini, alle vecchie lavagnette. Se dà fastidio l’obsoleto termine lavagna si può ricorrere al meno provinciale flip-chart. Sempre di grossi fogli bianchi e pennarelloni si tratta. Accompagnati, ma per questo il partito non è ancora attrezzato, da qualcuno in grado di spiccicare un paio di frasi coerenti. Sarebbe già tanto.
