Sempre sul Corriere Battista ricorda come alcuni punti della “bozza Alfano” erano già stati proposti dal centrosinistra ai tormentati tempi della bicamerale:
La separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri non può essere un tabù per il centrosinistra, anche se a proporla è il governo Berlusconi. Superfluo ricordare che quel tabù venne già violato nella Bicamerale presieduta da D’Alema tra il ’ 96 e il ’ 98. E del resto l’imparzialità e la terzietà del giudice rispetto alle parti è una garanzia per lo Stato di diritto tanto quanto l’indipendenza della magistratura dal potere politico. Un’opposizione libera dall’incubo di Berlusconi non potrebbe forse trovare un terreno di interlocuzione sul tema della terzietà, contrastando al contempo ogni tentazione di subordinazione dei pubblici ministeri agli imperativi della politica? Non è un tabù nemmeno la responsabilità civile dei giudici laddove sia ravvisabile un dolo nei loro comportamenti: se non altro perché un referendum ne ha sostenuto il principio (poi disatteso) già negli anni Ottanta. Perché la sinistra garantista dovrebbe avere paura di un principio che vincola i magistrati a una condotta di responsabilità simile a quella cui devono giustamente attenersi tutti i professionisti che svolgono attività su temi delicatissimi per la vita e la libertà dei cittadini? Sull’obbligatorietà dell’azione penale, poi, spieghi l’opposizione se oggi questa regola viene effettivamente osservata nelle procure italiane, o se i fascicoli che si accumulano sulle scrivanie dei tribunali non siano smaltiti con criteri che con l’ «obbligatorietà» hanno poco a che fare.
Il consiglio dell’editorialista a tutte le forze in campo è quello di cercare il dialogo:
Di tutto questo si può e si deve discutere, senza gridare all’ «eversione» per proposte opinabili ma non incompatibili con i principi dello Stato di diritto. «Discutere» , però, deve valere per tutti. Per il Pd, che può trovare un’occasione per smarcarsi dall’ipoteca giustizialista di Di Pietro. Ma soprattutto per la maggioranza di governo che non può procedere a strappi, spallate, ultimatum. Che non deve lasciarsi sopraffare da sentimenti di vendetta politica nei confronti della magistratura.
Capotosti sul Messaggero invece affronta il problema da un lato più “tecnico”: la riforma avrà anche degli aspetti positivi, ma, vertendo prevalentemente sul processo penale, trascura il processo civile, vera croce per milioni di italiani: