ROMA – Sono accusati di violenza sessuale di gruppo aggravata dall’abuso dei poteri e dei doveri inerenti a una funzione pubblica e dall’uso di sostanze alcoliche e compiuta ”su persona comunque sottoposta a limitazioni della libertà personale” i  carabinieri coinvolti nello stupro di una donna avvenuto nella stazione del Quadraro, a Roma. La fattispecie è contenuta nel capo di imputazione, contenuto nell’invito a comparire notificato alla difese, formulato dai pm della Procura di Roma.
In base a quanto emerge dal provvedimento la notte tra il 23 e il 24 febbraio scorso la vittima, una donna di 32 anni, subì pesanti abusi da due dei tre carabinieri indagati e da un vigile urbano. I quattro, secondo quanto ricostruito dai pm, indussero la donna, “mentre era ristretta nella camera di sicurezza” della caserma “a subire atti sessuali”, abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della stessa conseguenti all’assunzione di una bevanda alcolica offerta da uno dei due carabinieri.
Quanto al terzo carabiniere, che quella sera era piantone di turno, la procura ha ritenuto di contestare l’aggravante di non aver impedito l’evento che, secondo quanto stabilisce il codice penale, equivale a causarlo. Lunedì si terranno nuovi interrogatori ma non è escluso che gli indagati si possano avvalere della facoltà di non rispondere. “Ovviamente non possiamo specificare i dettagli di quella che sarà la nostra difesa. Stiamo valutando se avvalerci anche alla luce di quanto già reso in una precedente dichiarazione dal nostro assistito. Al procuratore aggiunto Maria Monteleone, nei cui confronti nutriamo massima fiducia, chiederemo anche un incidente probatorio”, afferma l’avvocato Fabrizio Consiglio che, assieme al collega Eugenio Daidone, difende uno dei militari indagati.
