ROMA – Ha voluto “urlare” domenica sera il sindaco di Roma Gianni Alemanno dopo la tragedia al campo rom della capitale che ha portato alla morte di 4 fratellini a causa di un incendio scaturito da un braciere. ”Chiamerò il governo e chiederò urlando poteri speciali per il prefetto perchè si possa realizzare il nostro piano nomadi”. L’ urlo evocato dal sindaco stride con i lamenti delle donne, e col pianto, inconsolabile, della madre che ha perso quattro figli in una baracca. Alemanno attacca poi la maledetta burocrazia dei cavilli, i ricorsi al Tar dei Comuni, la Sovrintendenza, “tutti coloro che, insomma – spiega – in questi anni di amministrazione, gli hanno impedito di realizzare i campi regolari, sicuri, autorizzati”.
L’annuncio è il primo risultato del vertice tenutosi lunedì mattina in Prefettura, al ternine del quale Alemanno ha anche annunciato di voler chiedere più poteri speciali in tema di rom e altri 20 milioni di euro per completare il Piano Nomadi della Capitale. Intanto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avrebbe fatto sapere di voler far visita ai familiari dei bambini, nel centro di accoglienza via Salaria, dove sono stati trasferiti dopo la tragedia.
C’erano, ce ne sono tre a portata di mano, e potevano essere già pronti. ”Via per sempre da Roma i maledetti campi abusivi – esordisce Alemanno – Questa è una tragedia terribile per la nostra città . La tragedia dei campi abusivi: noi avevamo lanciato l’allarme, perchè sono pericolosissimi”. Le critiche della opposizione però lo raggiungono proprio a pochi passi dal rogo: dove la presidente del Nono Municipio, Susy Fantino, incalza il primo cittadino, accusandolo di non aver dato ascolto alle segnalazioni provenute dal quartiere. Lui non ci sta, rifiuta di polemizzare: ”Non si strumentalizzano i morti”, dice.
Quindi Alemanno prosegue: ”Queste burocrazie maledette che hanno bloccato il nostro piano nomadi hanno prodotto questo effetto. Noi avevamo individuato il campo della Barbuta, avremmo potuto ampliarlo. E invece siamo stati bloccati”. Prima un ricorso al Tar del Comune di Ciampino, spiega, poi ”la sovrintendenza ci ha bloccati perchè ha trovato non so che tomba…”.
”I poteri conferiti al prefetto in materia – aggiunge il sindaco – non sono sufficienti. Servono poteri speciali. Dobbiamo costruire campi autorizzati, ben attrezzati, e in grado di garantire condizioni di sicurezza per queste persone. A Roma ci sono già tre aree a disposizione”. ”Non è ammissibile – continua – che queste persone vivano in delle baracche di plastica che con un cerino possono trasformarsi in un forno crematorio, dove si muore in modo così assurdo e vergognoso”.
L’attacco ai cavilli burocratici non convince, però, la presidente del quartiere: ”Non credo si possa dire che il problema sono i ‘cavilli’. Da due anni a questa parte evidenziamo il livello di degrado di queste baracche. L’ultima segnalazione è stata mandata 15-20 giorni fa”. Una circostanza che il sindaco sminuisce: ”Non so se ci sia stata una segnalazione. Il punto però non è questo. Il problema è che, se non abbiamo campi regolari, non c’è fisicamente il luogo in cui portare queste persone”.
Per la Fantino, comunque, resta l’incongruenza delle politiche del Campidoglio: ”Nell’elenco del piano dei campi da spostare hanno inserito l’unico regolare della zona. Questi microinsediamenti, invece, nessuno li ha considerati”.
Le immagini della tragedia:













