ROMA – “Roma più radioattiva di Tokyo”, ovvero Tokyo, capitale del Giappone alle prese con l’incidente nucleare di Fukushima, meno pericolosa di Roma che sta dall’altra parte del mondo.
Il ragionamento sembra un po’ contorto ma i numeri e la conclusione sono quelli snocciolati dalla Protezione civile e dati alle agenzie di stampa con un comunicato ufficiale dell’Ambasciata d’Italia.
All’ombra del Colosseo, dell’Altare della patria, del Gianicolo o della tangenziale romana tutti si chiedono se davvero possa essere così. Mentre nella capitale italiana piove, tutti si chiedono, un po’ preoccupati, se la radioattività sia davvero così alta.
Proviamo a sondare il dubbio in cifre: lungo il percorso dall’aeroporto di Tokyo fino all’ambasciata il livello era 0,04 microsivert l’ora. A Roma sarebbe di 0,25 normalmente. Non è ben chiaro da dove provenga il dato, dove sia stati rilevato. Dentro il taxi che ha portato in albergo il nostro team appena arrivato?
Com’è possibile? L’esperto dell’ambasciata, il fisico nucleare Alberto Mengoni spiega così: “Il livello di radioattività naturale cambia da un luogo all’altro, dipende dalle caratteristiche geologiche”. Suona strano che un esperto di “atomi” rientri nel corpo diplomatico di un paese, ma tant’è.
Quando bisogna cominciare a preoccuparsi non è chiaro però, visto che a Tokyo comunque c’è stato un rilascio radioattivo proveniente da Fukushima, la centrale danneggiata dal sisma, e il livello di pericolo riscontrato dall’Agenzia nucleare dell’Onu è a livello quattro (il massimo è sei).
Saranno valori normali o è solo un modo per rassicurare gli italiani, e non solo, a Tokyo?
Non è stata comunque un’uscita felice, quella della Protezione civile, se il sindaco Gianni Alemanno si è sentito in dovere di precisare che ”a Roma ci sono dei livelli di radioattività naturale” in conseguenza del fatto che “ogni territorio ha un grado di radioattività diversa a seconda della geologia sottostante”. Alemanno ci ha scherzato su: “Non c’è nessuna centrale nascosta e non c’è nessun pericolo per Roma”.
Ma il commissario straordinario di Arpa Lazio, l’agenzia regionale per l’ambiente, Corrado Carrubba, non è parso in vena di humor: “Finora, dalle nostre rilevazioni, non abbiamo mai riscontrato situazioni di allarme o di rischio. Neanche di attenzione. Nonostante a livello regionale la misurazione radiometrica non sia ancora perfettamente disciplinata, noi da un paio d’anni abbiamo accelerato l’attività dell’Agenzia, secondo le indicazioni dell’Unione europea e del ministero dell’Ambiente, in collaborazione con la Croce rossa italiana e con i vigili del fuoco. E possiamo dire di essere anche molto avanti con il nostro lavoro”.
Si rileva nel Lazio un valore normale che oscilla tra gli 0,1 e gli 0,3 microsievert.
Perché la Protezione civile ha avuto tanta fretta nel diffondere quei dati? Forse per dare una mano al Governo Berlusconi in materia nucleare e giustificare così la presumibilmente costosa quanto inutile trasferta giapponese?