In carcere ci sono lo zio e la cugina, zio Michele e l’amica del cuore Sabrina che l’avrebbero finita quel maledettissimo 26 agosto. Il mistero sulla morte di Sarah Scazzi è ancora fitto. Secondo l’accusa ad ucciderla sarebbero stati lo zio e la cugina, per coprire le molestie che aveva subito da zio Michele e che Sarah iniziava a raccontare in giro. C’è anche chi dice che Sabrina l’ha uccisa perché era gelosa della cugina che le aveva “rubato” le attenzioni del padre.
Ma vediamo di ricostruire almeno a sommi capi ciò che è successo quel 26 agosto. Sarah passa la mattinata a casa di Sabrina, poi va a casa per pranzo e rimangono con un appuntamento: se la comune amica Mariangela, che ha la macchina, sarà disponibile nel pomeriggio andranno al mare insieme. Alle 14.10 Sabrina invia a Sarah un messaggino: “Confermato, si va al mare”. E’ la prima anomalia nel suo comportamento, perché il messaggio di conferma da parte di Mariangela le arriva ben dieci minuti dopo.
Ad ogni modo, dopo il messaggio di Sabrina, Sarah si prepara e si incammina verso quella maledetta casa. Ciò che succede dopo lo si può sommariamente raccontare solo basandosi sulla testimonianza di Michele Misseri, e suoi molteplici cambiamenti di versione. “L’ha presa per le braccia – ha detto zio Michele incolpando Sabrina – Io ero in garage che trafficavo con un trattore da sistemare quando Sarah è arrivata. Sabrina l’ha costretta a scendere giù trascinandola e tenendola per le braccia”. Michele racconta di “una lezione da dare” a Sarah. Era Sabrina, secondo lui, a volerle dare la lezione: per la gelosia morbosa che provava verso di lei e verso il rapporto Michele-Sarah, per fare in modo che nessuno venisse a sapere degli abusi sessuali di Michele su Sarah e perché Sarah aveva litigato con lei anche la sera prima a causa di Ivano, un ragazzo del quale Sabrina era infatuata e che piaceva molto anche a Sarah.
Quindi Sabrina e Sarah litigano, lei la trascina nel garage dove sta il padre e insieme la uccidono. Michele racconta di una lite sempre più violenta, racconta che Sarah ha urlato e allora lui è dovuto intervenire: mentre Sabrina la teneva stretta, (“cinturandola”, si legge nel decreto di fermo), “io la strangolavo con una corda”. Poi il buio. Sempre secondo il racconto di zio Michele, Sabrina scappa via sconvolta. Lui allora carica il corpo di Sarah sulla Seat Marbella, la porta nei campi, la spoglia e la getta nel pozzo. Dopo averla violentata.
Lo zio copre tutto “con un grosso pezzo di tufo e delle zolle di terra”, poi ci mette “come segnale un ceppo di vite”. Quello stesso ceppo dove è tornato altre tre volte per dire “qualche Ave Maria, qualche segno della croce”.
Poi dopo aver gettato il corpo di Sarah, si sbarazza della sua roba. Dall’auto butta via la batteria del telefonino e le cuffiette di Sarah. Poi dà fuoco ai vestiti, allo zainetto e alle ciabattine. Poi torna verso Avetrana, come se niente fosse.