6) – zio Michele senza darcene un motivo afferra una corda lunga più o meno un metro, la avvolge un paio di volte alla gola della nipote e la stringe con due mani per 5-6 minuti, poi per un altro paio di minuti quando la nipote è già crollata al suolo. Totale, 7-8 minuti di strangolamento.
7) – Sarah non reagisce, non scalcia, non cerca di difendersi, anche solo per mettergli delle dita negli occhi, non gli sferra neppure un calcio all’indietro tra i testicoli, due atti che avrebbero immediatamente fatto cessare l’azione dello zio e consentito a Sarah di fuggire e quanto meno urlare per chiedere aiuto. Sarah si limita cioè solo a morire. L’unico suo gesto, a detta dello zio strangolatore, sarebbe stato il portare le mani al proprio collo nel tentativo di allentare la presa della corda. Un po’ poco. Troppo poco.
8) – Il telefonino di Sarah casca a terra e per il contraccolpo si apre e perde la batteria. Poiché le mani di Sarah non potevano essere a più di 50 centimetri da terra, doveva trattarsi di un telefonino piuttosto strano se per una caduta così breve perde addirittura la batteria. Ho provato con i miei telefonini, per giunta di tipo vecchiotto, ma la caduta da 50 centimetri gli ha fatto solo il solletico. Se è vero che l’unico atto di Sarah è stato portarsi le mani al collo, si deve pensare che prima abbia lasciato cadere il telefonino, perciò questo non può essere caduto da una altezza significativa, tale da provocare la fuoruscita della batteria. Oltretutto, le batterie dei telefonini sono piuttosto incastrate: io a toglierla dal mio faccio sempre un po’ di fatica.
Se invece il telefonino si è rotto perché Sarah lo ha lanciato via con forza, se ne deve dedurre che ha quindi reagito in modo meno passivo di quanto l’ottimo zio Michele vuole farci credere. Se ha reagito scagliando ciò che aveva in mano, è da pensare che abbia anche scalciato, gridato o almeno emesso dalla bocca suoni soffocati. Dai disegni della casa dei Misseri appare difficile credere che Sabrina – e la sua amica Mariangela nel frattempo giunta – non abbia sentito nulla. Per giunta, in un’ora, le 2 e mezzo del pomeriggio di un caldo 26 agosto, in cui in casa e nell’intera strada il silenzio regna sovrano.
SECONDA VERSIONE
9) – Ammettiamo pure che Sabrina abbia costretto Sarah a seguirla nella cantina garage e a portarla dal padre per darle una lezione per impedire dicesse in giro che “ci aveva tentato”, tentativo peraltro ufficialmente limitato a una palpata del sedere. Strangolare una persona, per giunta una giovane nipote, è cosa ben diversa dal “dare una lezione”. E comunque:
10) – è strano che la “lezione” sia durata 5-6 minuti, con Sabrina che continua a tenere bloccata la cuginetta senza rendersi conto che la stavano ammazzando.
11) – A maggior motivo, se le teneva bloccate le braccia “cinturandola” alla vita, il telefonino non può essere caduto da un’altezza superiore ai 40-50 centimetri, e quindi è impossibile che la batteria sia saltata via.
12) – Non si ammazza una donna, ancorché giovane e la propria nipote, solo perché minaccia di raccontare che le è stato toccato il sedere. Una palpata di sedere, specie in ambito familiare, può anche essere un gesto scherzoso, ancorché indebito e invasivo. E in ogni caso l’ottimo zio Michele poteva dire che la nipote lavorava di fantasia e che la palpata se l’era inventata, come in effetti non è raro che capiti. La sua parola contro quella di sua nipote: chi le avrebbe creduto? E anche fosse, che danno ne avrebbe avuto Michele Misseri?
Riguardo il dopo, vale a dire il trasporto del cadavere della povera Sarah in campagna, spogliarlo sotto un albero di fichi, abusarne sessualmente, rivestirlo per infine spogliarlo di nuovo per gettarlo in un pozzo nei paraggi, il tutto appare talmente sconnesso da non avere senso né più e né meno come la sequenza raccontata per la cantina garage. Trovo strano che zio Michele nel rispondere a chi lo interroga, carabinieri e magistrati, non abbia mai una incertezza, non faccia mai una pausa per ricordare meglio. Il magistrato gli chiede “Quanto è durato l’atto sessuale?”, e lo zio strangolatore risponde senza nessuna esitazione: “Pochissimo”. Di solito un uomo su certe cose tende a esagerare, anziché a “pochissimizzare”. Il magistrato chiede: “Ha eiaculato nel cavadere?”. E il buon zio strangolatore risponde immediatamente “sì”. Senza un attimo non dico di pudore, ma almeno di incertezza data la domanda e data anche la risposta, non proprio di routine.