L’impressione globale che mi viene dalle ore di ascolto dei racconti di Misseri è di una specie di automa parlante, un pupazzo di segatura che lascia fuoriuscire sempre prontamente, senza indugio alcuno, un po’ di segatura dalla bocca. Segatura della quale era già imbottito. L’unica nota per così dire umana – scusate il termine, dato il contesto – è il fatto che zio Michele quando parla dell’albero di fichi dice sempre “l’albero della fica”. M’è venuto in mente quando facevo la prima media a Bari, presso la scuola Orazio Flacco, e la professoressa Maria Spaziante (ne ricordo ancora il cognome) un giorno ci chiese come si chiamano i vari alberi dei frutti che man mano nominava. A me chiese “Come si chiama l’albero della mela?”, e io risposi “il melo”. A un alunno che veniva dalla campagna e parlava più in dialetto che in italiano gli chiese “Come si chiama l’albero del fico?”, e lui suscitando le risate dell’intera classe rispose convinto e in buona fede: “L’albero della fica”.
Veniamo ora alla cara cugina Sabrina. La versione che lei dà della sua attesa di Sarah è semplicemente demenziale. Roba che neppure Godot di Samuel Becket… Dunque: lei per andare al mare assieme sta aspettando la cugina Sarah, che deve arrivare a piedi dalla propria abitazione distante meno di 400 metri, e anziché dare almeno un paio di occhiate alla strada per vedere se arriva si limita a chiedere a chi le capita a tiro, cioè all’amica Mariangela e all’ottimo Michele, se hanno visto Sarah. Il tutto, ripeto, senza mai affacciarsi lei in strada.
In ore e ore di narrazioni, davanti a carabinieri e magistrati, Sabrina ci tiene in modo fin troppo smaccato a mettere un muro invalicabile tra lei e la strada: lei se ne sta sempre “nella verandina”, detta anche patio, ad aspettare la cugina senza MAI guardare in strada per vedere se arriva. Chissà perché, preferisce chiedere se l’hanno vista gli altri, lo chiede a Mariangela e lo chiede al padre. Questa Sabrina pomeridiana del 26 agosto somiglia troppo alla bella addormentata nel bosco, anche se nel suo caso si tratta purtroppo di una bruttina nel minuscolo giardinetto di una villetta di Avetrana, Puglia verace e profonda. Anzi, qui le addormentate nel bosco sono due, dorme infatti beata anche la signora Misseri, la “mogliera” di Michele. Bruttona o bruttina, ma a giudicare dalle foto e dalla tv, Sabrina comunque è dotata di due braccione robuste, bicipiti muscolosi. Tant’è che a miei conoscenti è venuto spontaneo chiamarla Pastamatic.
L’assurdo volersi tenere a tutti i costi lontana dalla strada, barricandosi nell’attesa nella “verandina” a mo’ di rifugio antiatomico e barricandosi nel chiedere di Sarah agli altri, inchioda Sabrina come fin troppo reticente. Così come il suo immediato allarmarsi e allarmare, dando per scontato che Sarah fosse “stata presa”, la inchioda all’evidenza del sapere o almeno intuire cosa fosse successo. Oltretutto, quando Sabrina spiega perché lei, “dato che Sarah la conosco benissimo”, esclude che possa essersi allontanata spontaneamente, fornisce delle spiegazioni risibili. Anzi, si contraddice pesantemente.
Sabrina infatti ha accusato Sarah, di fronte ad amici che lo hanno riferito ai magistrati, di “vendersi ai ragazzi per due coccole” e che di questo vendersi l’accusava “anche sua madre”. È fuor di dubbio che una quindicenne che si vende “per due coccole” può benissimo essersi assentata per un po’ per andare, appunto, a farsi “coccolare” in santa pace da qualcuno da qualche parte. Le “spiegazioni” di Sabrina quindi NON spiegano nulla. O meglio: se spiegano qualcosa, spiegano semmai che lei mente.
Ma ad ascoltare le ore e ore di racconti e risposte di Sabrina agli inquirenti, carabinieri e magistrati, viene invece da pensare sia innocente, tanto è convinta e affastella parole su parole, particolari su particolari. Tanto suo padre è di poche e precise parole, quanto Sabrina è sovrabbondante di parole imprecise e inutili. Un profluvio. Un diluvio. Ma le donne, “si sa”, amano parlare, sono chiacchieorne “per natura”. O almeno così si usa maschilisticamente dire. Una che tiene testa così a magistrati e carabineiri, ufficiali e sottufficiali, non può essere colpevole, viene da pensare. A parte le braccia da Pastamatic, l’assurdità dell’attesa barricata nella “verandina”, l’allarme lanciato con fretta eccessiva e la contraddizione sul “vendersi per due coccole”, qualcosa nella convinzione dell’innocenza di Sabrina da parte dell’ascoltatore delle registrazioni si incrina quando si scopre che ha taciuto alcuni particolari non di poco conto.
Riguardo il litigio con Sarah una sera prima del delitto, litigio riferito da testimoni, Sabrina prima dice che non può avere litigato perché occupata solo a sentire musica con gli auricolari, poi dice di non ricordare, infine dice che non si è trattato di un litigio, ma del solito “sfotterci” sui ragazzi e dintorni. Ma allora gli auricolari?