ROMA – Le eventuali procedure di correzione della patologia venosa in malati con sclerosi multipla ( con il cosiddetto metodo Zamboni) vanno effettuate ”solo ed esclusivamente nell’ambito di studi clinici controllati e approvati da comitati etici”. Lo afferma il Consiglio superiore di sanità in un documento redatto dopo la seduta del 25 febbraio.
”Ad oggi – afferma il documento firmato dal presidente del Css Enrico Garaci – la Ccsvi non può essere riconosciuta come malattia; inoltre non è ancora dimostrata la sua correlazione epidemiologica con la sclerosi multipla e pertanto l’intervento di correzione vascolare non puo’ essere indicato nei pazienti affetti da tale patologia”.
Inoltre il Css ritiene opportuno che sia ”contrastata ogni finalità puramente specultiva ed economica della vicenda, soprattutto per proteggere i pazienti da facili entusiasmi e da speculazioni economiche”. Sulla vicenda è intervenuta la fondazione Hilareshere: Il documento del Ministero ”presenta una conclusione importante che la nostra Fondazione ha sempre perseguito. Riconosce cioè la necessità della ricerca nel campo della CCSVI, e raccomanda di eseguire i trattamenti all’interno di studi approvati dai comitati etici”.
“Di questo siamo grati al Ministero. Crediamo pero’ che le evidenze sulla CCSVI siano state sottostimate e probabilmente non aggiornate agli ultimi dati disponibili su questo argomento, fertile di ricerche e che necessita di continui aggiornamenti”
