ROMA – Le nuove regole per le sperimentazioni sugli animali approvate alla Camera e in discussione al Senato rischiano di danneggiare la ricerca italiana al punto da bloccare le nuove scoperte, soprattutto in campo farmacologico. Lo hanno affermato Silvio Garattini, dell’Istituto ‘Mario Negri’ di Milano, Roberto Caminiti del Dipartimento di fisiologia dell’Universià di Roma La Sapienza e Gianni Dal Negro dell’Associazione italiana per la scienza degli animali da laboratorio durante un’audizione alla Commissione per le politiche dell’Unione Europea del Senato.
”Abbiamo spiegato che la legge italiana era già più restrittiva di quella europea, e con le nuove modifiche rischia di penalizzare la ricerca in modo drammatico – spiega Garattini – i test sugli animali sono ancora necessari in molti campi, primo tra tutti quello farmacologico”.
Diversi sono i punti contestati dagli scienziati: ”Il divieto di allevamento di cani, gatti e scimmie è sbagliato – spiega Garattini – e anche inutile, perchè gli allevamenti si sposteranno in paesi dove le norme sono molto piu’ permissive. La ricerca sui cani e’ necessaria per i test di tossicità, e quella sulle scimmie ha permesso di trovare i farmaci che curano l’Aids”.
La legge italiana invece di armonizzare le regole con quelle europee ci allontana sempre di più: ”Vale il principio generale per cui l’atto di recepimento non puo’ introdurre norme più restrittive, a meno che non siano preesistenti all’ approvazione della Direttiva – spiega l’esperto – non solo: le Direttive Ue entrano in vigore indipendentemente dall’emanazione dell’atto di recepimento, e sono pertanto obbligatorie e cogenti. Ne consegue che qualunque norma nazionale in contrasto con la Direttiva sia nulla e vada pertanto disapplicata”.