Zarcone, 55 anni, dipendente regionale in pensione, ha ricordato le ultime parole scritte dal figlio prima del suicidio: ”La libertà di pensare è anche la liberta’ di morire. Mi attende una nuova scoperta anche se non potro’ commentarla: e’ quanto ha scritto mio figlio in un quaderno prima di suicidarsi”.
”Il suo gesto lo considero un omicidio di Stato. Era molto depresso per il suo futuro – aggiunge il padre – Si era laureato in filosofia della conoscenza e della comunicazione, con 110 e lode. A dicembre si sarebbe concluso il dottorato di ricerca della durata di tre anni svolto senza alcuna borsa di studio. I docenti ai quali si era rivolto gli avevano detto che non avrebbe avuto futuro nell’ateneo. E io sono certo che saranno favoriti i soliti raccomandati”.
Norman era fidanzato e cercava un lavoro anche per potersi sposare. ”Per guadagnare 25 euro al giorno faceva saltuariamente il bagnino in un circolo nautico. Mi diceva – racconta il padre – che era anche un modo per imparare l’etica del lavoro”.
Claudio Zarcone, che è anche giornalista professionista ha fatto a lungo l’addetto stampa per alcuni assessori. ”Ho cercato aiuto dai miei amici parlamentari di ex An ma nessuno mi è venuto incontro. Ho trovato solo porte chiuse”. Norman aveva un fratello, David, di 33 anni che lavora nel servizio di emergenza sanitaria del 118. ”E’ distrutto anche lui – dice il padre – Erano molto legati. Non riesce a comprendere il suo gesto”.
