Gli scontri di Terzigno (Napoli) hanno dei protagonisti precisi: la “banda degli incappucciati”. Sono ragazzini che abitano nelle aree del Vesuviano interessate dalla costruzione della discarica di Cava Vitiello. Le loro “scorribande” sono state raccontate da Conchita Sannino in un articolo pubblicato su Repubblica.
Come ha spiegato la giornalista di Repubblica “mentre i Palazzi litigavano tra loro e la politica inviava messaggi contraddittori, le contrade un tempo quiete e gli agglomerati in gran parte abusivi del Vesuvio si fossero trasformati in un grande stadio. Una incubatrice di violenza i cui vettori sono giovani senza ideologia ambientalista, ma con un po’ di precedenti penali o una vita sballata da situazioni di eterna precarietà o solo illogico ribellismo”.
Ecco la descrizione di quello che succede quotidianamente: “A ogni tramonto, che anche in queste ore cade rosso e romantico sopra le macerie dei centri storici devastati, gli “incappucciati” saltano in sella e si preparano agli scontri. Traggono linfa dalle scorribande con le barriere di uomini in divisa. Si impossessano dell’arena, aprono lapalestra delle molotov. Una febbre che, in parte alimentata da fiancheggiatori delle attività illecite, rischia di moltiplicare i suoi effetti durante l’ennesimo braccio di ferro tra l’offerta del mediatore Bertolaso e lo scetticismo delle popolazioni locali. Almeno sessanta giovani, una trentina di scooter. Così le bande “dei motorini” sono diventati il problema numero uno”.
La maggior parte sono ragazzi che, come sottolinea la Sannino, “escono dall’alveare di Scafati, la cittadina a una decina di chilometri dal cuore della protesta. Oppure dalle palazzine rosa del Piano Napoli”. Piano Napoli è “un rione da evitare, ti dicono gli abitanti di Terzigno e di Boscoreale, da sempre; sebbene a vivere laggiù ci sia anche la solita minoritaria quota di povericristi che sbarca il lunario facendo l’operaio, l’impiegato, e resta lì perché non può permettersi un canone superiore ai 200 euro, né una casa più grande di 70 metri quadri. Tant’è, la maggior parte di quegli “sfollati” ha messo in piedi la spa della delinquenza. Spaccio di cocaina o eroina o kobrett. E poi ritrovo di altre specialità: rapine, furti, scippi”.
La Sannino racconta poi la fase di “preparazione” nel rione: “Loro ti invitano a uscire, come si fa nei territori “controllati”. E non nascondono di essere coinvolti nella rivolta. Il più alto del gruppetto ha gli occhi nerissimi e mobili, non si schioda dallo scooter e mentre parla fa con la testa su e giù nel timore di eventuali sgraditi arrivi di sbirri. L’altro, il sottoposto, appena più alto, allampanato, si occupa della “viabilità” della strada e caccia via i curiosi e i ragazzini venuti a giocare. «Basta, oggi non si paréa», non si perde tempo. Il primo chiarisce: «Quando andiamo alla Rotonda Panoramica e sulla Passanti facciamo solo danni statali.Distruggiamo semafori e insegne, incendiamo i camion, le auto degli sbirri, i mezzi di chi ci riprende con le telecamere e ci mette nei guai. Ma non facciamo male ai cristiani»”.