Se in aula manca l’interprete, il processo slitta. Succede in Italia: a Roma per un traduttore cingalese che non si trova i giudici non possono andare avanti, come nel caso di Kumara Thilak Jayaweera, attore dello Sri Lanka rapinato per cui sono imputati i connazionali Chanaka Ranga Weerasinhe e Sampah Thushara Philips.
Ogni anno il 37% dei processi civili o penali vede coinvolti degli stranieri, come imputati, testimoni o ancora parte lesa. Nella sola capitale ci sono soltanto 180 traduttori ufficiali. Secondo i dati dell’Aiti, associazione italiana traduttori e interpreti, nel 70% dei casi sono donne tra i 45 e i 50 anni, con un’esperienza tra i 3 e i 10 anni.
Emblematica è  una storia raccontata dal Corriere della Sera dall’avvocato Gianluca Arrighi:  «Dopo sei udienze volate via per motivi tecnici, il 24 novembre 2009 – r il tribunale ha convocato un interprete di inglese. Si è capito subito che non era il caso. E per l’udienza successiva, il 2 marzo scorso, ne è stato individuato uno che parlasse cingalese. Ma non si è presentato, così come è successo il 13 luglio. Per il 30 novembre prossimo, il presidente del collegio ha sollecitato noi avvocati e la procura a rivolgersi all’ambasciata dello Sri Lanka».