ROMA – Non sono stati ancora decriptati i nominativi dei conti correnti ”coperti”, una dozzina, scoperti in una delle liste, la terza, di clienti della cosiddetta cricca che avrebbe truffato vip, aristocratici, ex calciatori e notabili residenti, in particolare, nel quartiere romano dei Parioli.
Il nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza sta esaminando l’ultimo degli elenchi sequestrato nel corso degli accertamenti, e del quale ha parlato un collaboratore di Gianfranco Lande, considerato il ”Madoff dei Parioli”, al pm Luca Pescaroli.
Riferimenti sui nomi criptati sono stati fatti alcuni giorni fa dallo stesso Lande nel corso di un interrogatorio tenutosi a Regina Coeli. L’indagato, in particolare, ha detto di aver decriptato alcuni dei conti cifrati confrontando i bonifici effettuati dai suoi collaboratori con le cifre incassate dai titolari dei conti in questione, di non aver potuto completare l’opera essendo stato arrestato il 24 marzo scorso.
Nel frattempo continuano gli accertamenti di inquirenti ed investigatori per verificare se sussistano legami tra la megatruffa da 170 milioni di euro e l’omicidio dell’imprenditore-commerciante romano Roberto Ceccarelli, già in rapporti d’affari con ambienti del malaffare romano.
Allo stato, secondo quanto si è appreso in ambienti investigativi, non sembrerebbero sussistere legami tra la vittima dell’agguato avvenuto la sera di venerdì scorso davanti al teatro delle Vittorie, nel quartiere Prati, ed i tre nominativi Ceccarelli indicati in una lista, la terza sequestrata in un’abitazione in uso a Lande, dagli investigatori.
Gli stessi, stando alle indiscrezioni proseguono gli accertamenti per verificare se sussistano legami tra i due fermati per il delitto e le liste di clienti del cosiddetto ”Madoff dei Parioli”. Dopo l’interrogatorio fiume di ieri sera di Roberto Torreggiani, uno dei cinque arrestati per la megatruffa legato in particolare ad ex calciatori della Roma calcio come Ruggero Rizzitelli e Stefano Desideri, due delle ”vittime” della truffa, nel corso del quale ha rivendicato la bonta’ del proprio operato sostenendo che gli operatori finanziari che facevano capo a Lande non avevano alcun proposito truffaldino, proseguiranno nei prossimi giorni le attivita’ istruttorie del pm Pescaroli.
Nel frattempo Enrico Vanzina, regista cinematografico, in una intervista a ”Diva e Donna”, in edicola mercoledì racconta la propria brutta esperienza con Gianfranco Lande ed i suoi collaboratori: avevo affidato loro, circa 20 anni – ha dichiarato – i soldi di mio padre, il regista Steno, che aveva lavorato onestamente per tutta la vita, pagando le tasse”. ”Non ho mai preso un centesimo di interessi su quei soldi – ha aggiunto – che quei ‘birbaccioni’ hanno usato in maniera spregiudicata sui mercati internazionali. Quando è arrivato lo scudo fiscale, volendo finalmente riavere quei soldi di papà, è successo il patatrac: i soldi erano spariti come per incanto e piu’ di mille persone sono rimaste ”fottute”.
