Un essere umano su 17 deriva dal ceppo dei Fenici. È uno dei risultati della ricerca di Spencer Wells, archeologo-genetista che studia la storia dell’uomo nei suoi geni.
Wells ne ha parlato al XVIII congresso dell’associazione antropologica italiana in corso a Firenze: lo studioso sta lavorando al progetto “Genographic”, finanziato dal National Geographic per capire come il genere umano da un ceppo comune, nato nell’Africa dell’Est, si sia distribuito nel mondo dando origine a tutte le popolazioni.
Il suo lavoro è il più esteso esperimento di antropologia genetica mai compiuto nel mondo e ad oggi sono stati raccolti 360 mila campioni di Dna nei cinque continenti. L’obiettivo è raggiungere quota mezzo milione: «L’esplorazione geografica più interessante – dice – è all’interno dell’uomo. Non sappiamo ancora quali parti del genoma siano realmente importanti. La nostra conoscenza migliorerà molto nei prossimi anni grazie al progresso degli strumenti tecnologici e speriamo di riuscire a individuare esattamente quando e dove è nato l’uomo e come ha popolato la Terra».
Secondo Wells è New York, che riunisce milioni di immigrati, il luogo «dove è concentrata la mappa dell’umanità». Wells ha anche parlato dell’erroneità scientifica del razzismo: «Da un punto di vista biologico il razzismo non dovrebbe esistere. Siamo tutti uguali. La differenza genetica tra popolazioni diverse è dello 0,01%. Dovremmo pensare ad aiutare popoli ed etnie a conservare la propria identità genetica, piuttosto che essere razzisti».