
ROMA –ย Un futuro a pagamento per WhatsApp? L’ipotesi esiste, con prelievo diretto dal credito telefonico. Come riferisce studiocataldi.it, stavolta non si tratta della consueta ‘bufala’ abbinata all’app di messaggistica. Si tratta, invece, della proposta proveniente direttamente dal Garante delle Comunicazioni (l’Agcom). “In realtร -fa notare studiocataldi.it- quella che รจ stata giร ribattezzata come “guerra alle chat gratuite” riguarda tutte le app, e, quindi, non solo WhatsApp ma anche Telegram, Messenger, Viber e tutti i servizi di messaggistica istantanea gratuiti che dovranno pagare un “pedaggio” per l’uso delle reti, potendo “rifarsi” sul credito telefonico dei clienti”.
La nota di Agcom:
LโAutoritร per le garanzie nelle comunicazioni pubblica oggi i risultati dellโIndagine conoscitiva concernente lo sviluppo delle piattaforme digitali e dei servizi di comunicazioni elettronica. Al centro dello studio, i cosiddetti consumer communications services, altrimenti definiti โapp di comunicazione socialeโ, le applicazioni che consentono lo scambio di contenuti vocali, messaggi, foto e video fra due o piรน utenti, per lo piรน utilizzate da device mobili, quali ad esempio WhatsApp, Indoona, iMessage, Facebook Messenger, Skype.
Lo studio di AGCOM si inquadra in un contesto in cui, nel corso degli ultimi anni, lโampia diffusione di servizi di accesso a banda larga in postazione fissa e mobile ha stimolato lo sviluppo di una serie di nuovi servizi e di apparati terminali evoluti, accrescendo la domanda di accesso ad Internet degli utenti e stimolando, di conseguenza, anche gli investimenti in capacitร della rete e lo sviluppo di nuovi servizi ed applicazioni. Lโindagine ricostruisce innanzitutto il quadro giuridico e regolamentare di riferimento dei consumer communications services, soffermandosi sullโattualitร della definizione di Electronic Communications Services (ECS); analizza quindi il contesto tecnologico e di mercato nel qualeย tali servizi si sono diffusi, mettendo in luce il continuo aumento del numero di utenti delle app sociali, accompagnato da un minore utilizzo dei tradizionali servizi vocali e di SMS. Lo studio analizza, altresรฌ, come si distribuiscono per genere, fascia dโetร , ubicazione geografica e occupazione, gli utenti delle app piรน utilizzate in Italia evidenziando la fruizione pressochรฉ quotidiana di tali servizi, che riscuotono un successo enorme non solo tra gli utenti piรน giovani, ma anche tra gli over 65. Sulla base dellโanalisi del contesto di mercato e dellโimpatto della diffusione dei servizi di app sui servizi tradizionali di comunicazione, lโindagine rivela lโopportunitร di considerare in ambito europeo una nuova formulazione di servizi ECS, strumentale allโeventuale adozione di un level playing field fra i diversi attori in campo, e descrive le principali misure potenzialmente applicabili, come scaturite dalla fotografia del dibattito attualmente in corso. Lโindagine presenta quindi in forma coordinata e organica i numerosi problemi regolamentari posti dallo sviluppo e dalla diffusione dei consumer communications services, passando in rassegna le possibili opzioni regolatorie in ambito europeo e nazionale, evidenziandone rischi e opportunitร . Lโindagine non impone, nรฉ avrebbe potuto imporre data la natura conoscitiva della medesima, alcuna misura specifica in capo agli operatori OTT, come erroneamente anticipato da alcuni organi di stampa, tantomeno oneriย economici in capo a soggetti attualmente estranei allโattivitร regolamentare dellโAGCOM. Lโindagine rappresenta un utile strumento di approfondimento e quindi una riflessione aperta su un tema attualmente al centro del dibattito europeo.
