BREMBATE SOPRA (BERGAMO)- Aveva un ciuffo d’erba in pugno, Yara Gambirasio: la prova di un suo ultimo disperato gesto di attaccamento alla vita. La vita di una ragazzina di 13 anni spezzata da un assassino al quale lei ha opposto resistenza con ogni probabilità fino all’ultimo respiro. E a tre mesi di distanza dalla scomparsa (e dalla morte) di Yara, si riparte da qualche filo d’erba, una sim card e un corpo straziato e ricoperto di foglie. Indizi per mettersi sulle tracce dell’assassino.
Quell’assassino che le ha tagliato la gola e poi si è accanito sulla schiena forse è un uomo conosciuto, “uno di noi”, come dicono e temono in Paese. Almeno sei volte l”ha accoltellata, la ragazzina atleta di soli 13 anni ha provato a divincolarsi, a sfuggire, ma è stata colpita anche al polso. Ha lottato quindi prima di essere abbandonata in un campo incolto del comune di Chignolo D’Isola (Bergamo), a pochi chilometri in linea d’aria dal suo paese natale, Brembate Sopra, da dove era scomparsa il 26 novembre scorso.
E proprio quel ciuffo d’erba che ha stretto in pugno potrebbe rappresentare la prova che lì, dove è stata trovata, Yara è morta, dopo aver provato a resistere.
”Nelle favole tutto finisce bene ma adesso sappiamo cosa è un orco e siamo preoccupati perché l’orco è tra noi”: ha detto don Corinno, parroco di Brembate Sopra. ”Yara ora è un angelo”, ha aggiunto.
Quell’angelo era disteso sulla schiena con le braccia all’indietro. E secondo ricostruiscono i giornali i resti non erano individuabili da lontano, e nonostante si trovassero senza alcuna copertura, nemmeno parziale, sopra delle sterpaglie, già da pochi passi risultavano praticamente invisibili. Una considerazione che avvalora l’ipotesi che il corpo possa essere stato abbandonato in quel luogo da tempo, forse il giorno stesso dell’omicidio, che sarebbe avvenuto ”nell’immediatezza” della scomparsa.
Chi l’ha vista ha raccontato, come riportano i giornali, di un cadavere in avanzatissimo stato di decomposizione: disteso sulla schiena, con le braccia all’indietro oltre il capo come nel tentativo di liberarsi da qualcuno di dosso, o forse a causa di un breve trascinamento. Le mani parzialmente coperte dalle maniche del giubbotto, lo stesso che indossava il giorno che è scomparsa, come gli altri abiti: la felpa, i pantaloni elasticizzati e i guanti. In tasca sono stati trovati alcuni oggetti come la sim card del suo telefonino, un ipod, le chiavi e la batteria del cellulare, che invece manca – molto stranamente – all’appello. Il corpo in alcuni tratti era quasi mummificato e in alcuni punti scarnificato forse per l’intervento di alcuni animali, e presentava dei tagli, uno più esteso e profondo alla schiena all’altezza dei reni, altri all’altezza del collo e del petto.
“L’analisi di insetti e fogliame presenti sul corpo di Yara potrebbe risolvere non solo il giallo sul suo ritrovamento, ma anche quello sulla sua morte”. Ne è certo Luciano Garofano, ex comandante dei Ris di Parma oggi consulente legale della famiglia di Sarah Scazzi.