BERGAMO – E’ ancora giallo sulle coltellate e sulle lesioni a quattro giorni dall’autopsia sul corpo di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre corso a Brembate Sopra (Bergamo) i cui resti sono stati trovati sabato scorso in un campo a Chignolo d’Isola.
Secondo quanto riporta l’Ansa, infatti, il corpo di Yara è stato colpito da dei fendenti che però sembrano non trovare riscontro nei vestiti. Nelle ultime 48 ore si sono quindi aperte ulteriori ipotesi sulla dinamica dell’omicidio, anche perché alle lesioni da taglio si erano affiancati i segni di una pressione sul collo compatibile con uno strangolamento.
Intanto le indagini si concentrano anche sulle celle telefoniche della zona del ritrovamento. Secondo indiscrezioni emerse da ambienti investigativi i segni dei quattro tagli longitudinali (uno più vasto e profondo, gli altri tre superficiali), compaiono anche sui vestiti che Yara indossava.
Anzi, uno dei fendenti, secondo l’ipotesi formulata dagli inquirenti sulla dinamica dell’ aggressione, avrebbe tranciato di netto lo slip di Yara. In poco tempo si è passati dall’assoluta assenza di elementi utili all’inchiesta, a una quantità di reperti ed informazioni da vagliare, che richiederanno giorni, se non addirittura settimane, di studio e di lavoro.
L’indagine al momento si muove almeno su tre livelli: gli investigatori stanno ascoltando decine di persone, tra volontari della Protezione civile, i lavoratori delle aziende che confinano con il campo di via Bedeschi, a Chignolo d’Isola, e ancora i vicini e i conoscenti di Yara.
Si cercano nuovi testimoni, ma anche informazioni utili alla ricostruzione di un puzzle che per certi versi resta indecifrabile. Si pensa che l’omicida possa essere del posto, ma ancora non si sa con certezza com’è stata uccisa Yara, dove e, soprattutto, perché. Ci sono poi gli esami effettuati in sede medico-legale sul corpo della ragazzina e sui reperti trovati nelle vicinanze del cadavere.
Infine ci sono le utenze telefoniche che gli investigatori stanno vagliando proprio in queste ore, nel tentativo di isolare quella dell’assassino di Yara. Sono quindici le celle telefoniche dislocate nei dieci chilometri che separano Brembate Sopra da Chignolo e ognuna di queste cattura migliaia di utenze alla volta.
Scoprire se un telefonino abbia percorso un determinato tragitto nei minuti successivi alla scomparsa di Yara, non sarà semplice. Oltre alle migliaia di dati da analizzare, c’è da considerare anche il fatto che non è semplice rintracciare il percorso di un’utenza telefonica, se da questa non partono o non arrivano telefonate o messaggi.
Sarà dunque un lavoro lungo, per il quale ci vorrà del tempo, sempre che l’assassino abbia davvero fatto subito quel tragitto insieme a Yara e che non abbia spento il suo telefono, così come invece ha fatto con quello della ragazzina. Nel frattempo gli inquirenti escludono che possa esserci una relazione tra gli omicidi di Yara e Eddy Castillo, il 26enne dominicano ucciso la notte del 16 gennaio e trovato senza vita a poche centinaia di metri dal corpo della tredicenne.
Il giovane era peraltro già stato vittima, nei giorni precedenti all’omicidio, di un’altra aggressione, e si pensa che il delitto sia maturato nell’ambito di un regolamento di conti. Venerdì 4 marzo si è scoperto che il profilo della dodicenne che alcuni giorni fa su Facebook si firmava come la migliore amica di Yara Gambirasio, sarebbe stato utilizzato da una persona, che al momento resta ignota, per scrivere dichiarazioni riguardo proprio al caso di Yara.
La mamma della ragazzina, che ha già sporto denuncia, ha detto che il profilo era stato chiuso e che qualcuno se n’è impossessato per sfruttare l’identità della figlia.