MILANO – Dieci prelievi, dieci profili genetici, dieci ipotetici assassini: tra Brembate di Sopra e Chignolo d’Isola si cerca chi ha tolto la vita a Yara Gambirasio.
L’ipotesi di acquisire i campioni del Dna di una decina di persone rappresenterebbe, secondo quanto riferisce Claudio Del Frate sul Corriere della Sera, l’imbocco della pista da battere per trovare chi ha accoltellato alle spalle e alla gola la ragazzina di 13 anni scomparsa tre mesi fa nel bergamasco.
Gli investigatori puntano a qualcuno della zona, forse a un maniaco, a un uomo con precedenti di aggressioni a sfondo sessuale. Il primo passo quindi è rispolverare i faldoni con i nomi in lista, poi probabilmente prelevare e analizzare il profilo genetico per vedere se c’è una traccia che aiuti a ricostruire cosa davvero è successo.
Hanno lavorato fino a notte inoltrato gli esperti dell’istituto di medicina legale di Milano, coordinati dalla dottoressa Cristina Cattaneo, su quel cadavere in pessime condizioni, che è stato esposto alle intemperie, con il volto devastato.
Inoltre gli investigatori, scrive il Corriere della Sera, hanno calcolato quanto tempo ci vuole in macchina per andare dalla palestra di Brembate a Chignolo: la prova è stata ripetuto più volte perché sono cinque le vie d’accesso al campo maledetto dove è stata trovata Yara.
Il mistero sulla sua morte è appeso anche ai tabulati telefonici della sera della sua scomparsa:  quanti cellulari si sono agganciati alla cella di Brembate e poi a quella di Chignolo tra le 18.30 e le 19? E poi perché l’assassino ha lasciato la sim card del cellulare di Yara nel giubbotto? Gli investigatori però hanno deciso di chiedere anche alla discoteca «Sabbie Mobili Evolution», che si trova a circa un centinaio di metri dal terreno su cui giaceva la tredicenne, arrivata lì probabilmente poche ore dopo la sua scomparsa.