Crea sospetti proprio la presenza della discoteca, affollatissima di giovani al fine settimana, di persone che passavano dì per fare jogging, che portavano a spasso i loro cani. Com’è possibile che nessuno abbia visto il corpo in questi tre mesi? Sono tante le domande che ancora non hanno risposta. Il timore più grande è che il mostro si nasconda all’interno della comunità. Dopo l’orrore e la rabbia ci si chiede se qualcuno sapeva e non ha parlato.
La polizia eseguirà dieci prelievi del Dna per dieci ipotetici assassini: tra Brembate di Sopra e Chignolo d’Isola si cerca chi ha tolto la vita a Yara. L’ipotesi di acquisire i campioni del Dna di una decina di persone rappresenterebbe, secondo quanto riferisce Claudio Del Frate sul Corriere della Sera, l’imbocco della pista da battere per trovare chi ha accoltellato alle spalle e alla gola la ragazzina di 13 anni scomparsa tre mesi fa nel bergamasco.
Il mistero sulla sua morte è appeso anche ai tabulati telefonici della sera della sua scomparsa: quanti cellulari si sono agganciati alla cella di Brembate e poi a quella di Chignolo tra le 18.30 e le 19? E poi perché l’assassino ha lasciato la sim card del cellulare di Yara nel giubbotto? Gli investigatori però hanno deciso di chiedere anche alla discoteca “Sabbie Mobili Evolution”, che si trova a circa un centinaio di metri dal terreno su cui giaceva la tredicenne, arrivata lì probabilmente poche ore dopo la sua scomparsa.
Gli investigatori puntano quindi a qualcuno della zona, forse a un maniaco, a un uomo con precedenti di aggressioni a sfondo sessuale. Il primo passo è rispolverare i faldoni con i nomi in lista, poi probabilmente prelevare e analizzare il profilo genetico per vedere se c’è una traccia che aiuti a ricostruire cosa davvero è successo.
Il “maniaco” dunque, ma chi è? Gli investigatori tentano di fornire un profilo, i sospettati sono tanti, parecchi. Dopo tre mesi gli investigatori parlano dunque esplicitamente, ed esclusivamente, di “maniaco”. L’ha presa un maniaco, uno che voleva verosimilmente abusarne ma che, non riuscendo a farlo, l’ha frettolosamente uccisa e abbandonata in un campo per occultare le prove della propria colpevolezza. Questo, almeno, fanno intendere poliziotti e carabinieri i quali si ritrovano pure costretti ad ammettere che da novembre a oggi forse si è perso troppo tempo dietro altre ipotesi troppo fragili rispetto alle energie impiegate per verificarle.
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