
MILANO – Una lingua segreta che permetterà ai compagni di classe del figlio, Leonardo, di comunicare con lui. Leonardo è un bimbo affetto da autismo e il padre Mario Taddei, uno scienziato ed esperto internazionale di Leonardo da Vinci, ha inventato un linguaggio che permette al figlio di comunicare. Linguaggio che mescola la lingua dei segni per i sordi, Lis, e il linguaggio canadese Bliss, creando uno “Scrigno magico” con carte e altri strumenti che può essere insegnato anche a scuola. Il progetto di Taddei è piaciuto e ha vinto un concorso del Miur, tanto che ora Mario insegna in via sperimentale ai bambini di alcune classi a comunicare con il figlio Leonardo e con chi, come lui, soffre di autismo o di altre patologie.
Elisabetta Andreis sul Corriere della Sera scrive che il linguaggio è stato prima utilizzato in famiglia e dopo che si è rivelato vincente Taddei e la moglie, Cristina Caramori, hanno creato una associazione onlus insieme ad altri amici e professionisti per diffonderlo:
“Con la moglie Cristina Caramori, avvocato, e alcuni professionisti amici — Chiara Conti, neuropsichiatra, Elisabetta Rosa, logopedista, Giulia Santagata, interprete Lis-Lingua italiana dei segni e tanti altri — ha fondato la onlus «Le parole di Leonardo». Obiettivo: diffondere nelle scuole lo Scrigno, chiave d’accesso per «rendere democratica la comunicazione». Ebbene, insieme hanno vinto un concorso del Miur e appena avviato una sperimentazione in dieci classi di Cassina de Pecchi, vicino a Milano. Si cimentano allievi dai 5 agli 11 anni (materna, primaria e medie), mentre i volontari spiegano con semplicità i simboli. Il metodo funziona. «Ho solo mescolato la Lis, lingua dei segni per i sordi, e il Bliss, noto in Canada e sconosciuto da noi. Un insieme di ideogrammi che rimandano a quelli egiziani, basati sulla scomposizione logica e visuale dei concetti»”.
La lingua di questo papà e del suo Leonardo ha attirato gli interessi di due case editrici, ma Taddei non la mette certo in vendita:
“«Non voglio farla entrare nel mondo dei prodotti su cui si lucra — dice —. Intendo invece trovare chi la può produrre su larga scala e distribuirla gratis a tutti». Lui, in cambio, non vuole proprio niente. Cosa sarebbe il mondo, se le persone parlassero un linguaggio universale, segreto, accessibile a tutti, nessuno escluso? Lui ora sta elaborando una App, anche quella da regalare, per raggiungere anche i ragazzini un po’ più grandi. «Per mio figlio, tra medici, logopedia e altre terapie, spendo ogni mese metà dello stipendio. E chi non se lo può permettere?», chiede. Il mondo ha sempre più bisogno di inclusione: «Vorrei che tra dieci anni, quando un bambino alzerà il dito come ET, quel dito si illumini, e tutti capiscano di cosa ha bisogno». Perché nessuno mai più sia isolato e «si senta alieno»”.