Bimbi che urlano, saltano, corrono al ristorante o in hotel? Forse chi non gradisce questa atmosfera potrà sentirsi confortato dalla generazione “no kid”, quella che avanza anche in Italia e non gradisce i più piccoli, almeno in alcuni luoghi.
Nel 2008 era stata la scrittrice francese Corinne Maier, ad elencare le quaranta ragioni per non avere figli. E piano piano la tendenza sta andando oltralpe. «Da noi nessuno lo vorrà mai ammettere, ma garantisco che nei locali più trendy il bambino non è mai ben visto. Ricordo quando a Massimiliano Ossini fu impedito di entrare al Coast Music Bar di Porto Cervo all’ora dell’aperitivo perché era in compagnia dei figli piccoli», racconta al Corriere della Sera Roberto Piccinelli, autore dell’annuale Guida al piacere e al divertimento.
Però legalmente i bimbi non possono essere buttati fuori, come spiega Barbara Casillo, direttore di Confindustria Alberghi: «Non è possibile vietare l’ingresso ai bambini, lo proibisce la legge. Un albergatore è tenuto a respingere un cliente soltanto se non ha con sé un documento di identità . Tecnicamente non mi scandalizzo all’idea che un esercente possa decidere di investire su un particolare target».
In Germania anche negli annunci immobiliari si fa notare che non ci sono “pesti” in giro. In Spagna la catena Iberostar vuole solo over 14. In Austria l’albergo Cortisen è negato ai bimbi e ha sempre clienti.
In Italia l’Alpin Garden in Val Gardena, il Palazzo Hedone a Scicli, la Scalinatella di Capri, hanno preso quella via, forse: preferiscono la clientela adulta.
