ROMA – Ogni anno si separano 180 mila persone. Ogni anno 55 mila coppie raggiungono l’agognato (una decisione del genere è fortemente voluta anche senza essere desiderata) divorzio dopo almeno tre anni di separazione. 150 mila tra bambini e ragazzi sono coinvolti dalla fine di un matrimonio. Un lungo dossier del Sole 24 Ore fa il punto dello stato dell’arte non solo per quanto riguarda l’annunciata e subito messa in naftalina riforma per consentire il “divorzio breve”. Il dossier fa il punto anche sui costi medi di separazioni e divorzi, sui criteri dell’affidamento figli e della ripartizione degli assegni di mantenimento, sulla privacy dei redditi.
Alla luce anche della sentenza che consente ai cittadini europei di scegliersi nel continente le procedure che preferiscono. Dal 21 giugno di quest’anno è possibile, se si vuole, divorziare a Parigi oppure a Amsterdam: ma bisogna spendere e comunque prendersi la residenza della città prescelta. Per gli altri, i comuni separandi, c’è la lenta consunzione dell’istituto familiare, con tre anni di separazione obbligatoria. Nonostante l’82% degli italiani pretenda il divorzio breve.
Che fine ha fatto il divorzio breve? La riforma è finita nel “limbo” (Sole 24 Ore). Il disegno di legge (a firma Maurizio Paniz) appoggiato dal Governo e che corregge la legge 898 del Codice Civile prevede la possibilità di ottenere il divorzio dopo un anno di separazione per le coppie senza figli, due anni per le coppie con figli. Siamo molto lontani dalla velocità media imposta in Europa, ma era comunque un passo avanti. Il disegno di legge è finito nel dimenticatoio, non è stato nemmeno calendarizzato. Per la stampa cattolica il sostegno del Governo era stato definito addirittura troppo politico, altro che tecnico. L’altra campana poneva l’accento invece sui temi di separazione ancora troppo lunghi. Va detto che l’ultima modifica della legge del ’70 era stata introdotta nel lontano 1987: tre anni si separazione invece di 5.
I costi base. Per costi base debbono intendersi le spese di assistenza legale in caso di accorso e in caso di conflitto: naturalmente il costo finale può salire anche in maniera consistente in base all’imprevedibile che può accadere in sede di giudizio. Quando c’è l’accordo la separazione consensuale, o il divorzio congiunto, la cifra media oscilla tra i 2500 e i 3000 euro (con un unico legale la cifra è complessiva). Quando l’accordo non si trova, il ricorso a separazione o divorzio giudiziali il costo indicativo oscilla tra i 3 mila e i 5 mila euro (in questo caso a carico di ognuno dei coniugi).
Contributo di giustizia. E’ la gabella di stato sulla fine del matrimonio. Per presentare domanda o ricorso per separazione o divorzio, oltre ai costi dell’avvocato, si devono sostenere i costi del contributo unificato. 37 euro per separazioni consensuali o divorzi congiunti o modifiche congiunte. 85 euro per separazioni, divorzi o modifiche giudiziali.