Oltre alla storia di Devid, il bimbo morto a Bologna di stenti lo scorso 5 gennaio che aveva appena 23 giorni di vita, in Italia arrivano alcuni dati tragici che coinvolgono i minori e la povertà.
Le statistiche fresche di stampa riguardanti i bambini italiani infatti, ci consegnano una fotografia impietosa dello stato sociale dei nostri piccoli. L’Istat ci dice che ben 1756000 minori vivono in condizione di povertà relativa, il 22 per cento della popolazione minorenne. Il rapporto della Commissione sulla povertà e l’esclusione sociale, biennio 2009/2010, dopo aver presentato il pesante dato di oltre 3 milioni di persone in povertà assoluta – il cui reddito, cioè, non raggiunge la soglia minima di sussistenza (5,2 per cento della popolazione totale) – spiega che di queste ben 650 mila sono minori.
Dai dati emerge che il tessuto sociale italiano sta drasticamente mutando: ora i servizi sociali che si occupano dei senza fissa dimora o i volontari che distribuiscono pasti caldi o coperte si trovano sempre di più davanti a mamme, papà licenziati e tanti bambini.
L’allarme lo lanciano all’unisono Codacons e Istituto malattie della povertà (Inmp) San Gallicano, di Roma: “Le malattie legate alla povertà – dichiara il direttore generale dell’Inmp Aldo Morrone, specie quando interessano i minori, sono in aumento e hanno una particolare concentrazione nel sud d’Italia, dove investono il 30 per cento delle famiglie”. Anche Unicef e Cgil, che ne hanno dibattuto al convegno “Povertà e Infanzia” di Roma dello scorso 14 dicembre, esprimono “grande preoccupazione”.
Stefano Taravella, vice presidente Unicef Italia dichiara: “Registriamo dati di assoluto allarme. Nel nostro paese c’è un impoverimento generale che investe gravemente la porzione di popolazione minore. La classifica che descrive il rischio di povertà per i minori di 17 anni nei 24 paesi dell’Ocse ci vede al terzultimo posto appena prima di Bulgaria e Romania”.
L’Unicef si occupa sempre di più di minori di paesi ricchi: le donazioni che riceve non servono quindi solo per le popolazioni del Terzo mondo. Tra i paesi ricchi, l’Italia fa una pessima figura. La sua Report Card dice che siamo negli ultimi 3 posti per quanto attiene alle disuguaglianze rispetto a benessere materiale, istruzione e salute. È un problema politico, innanzitutto: se cresce la disuguaglianza vuol dire che non esistono strategie efficaci di chi governa per ridurla.
Esiste poi un Piano nazionale dell’infanzia che ogni anno il governo dovrebbe assestare e aggiornare secondo le nuove esigenze. Ma come dichiarato recentemente dal presidente della sezione italiana dell’Unicef ,Vincenzo Spadafora, a Famiglia Cristiana il Piano attende ancora di essere realizzato.