“È la rivoluzione liberale!!! Abbasso lo stato, viva l’impresa privata!!!!”. Sorridono amaro, nascosti dietro slogan ai quali non credono neanche un po’, i genitori della scuola del parco Trotter (zona Pasteur), a Milano, che si sono messi a far da soli, laddove lo Stato, o più minutamente il Comune, non dà segni di vita. La scuola del parco Trotter, a Milano è conosciuta da tutti come croce e delizia del sistema pubblico. Delizia perché la scuola funziona bene, i ragazzi sono contenti e i risultati buoni; croce, perché da sempre si tratta di un covo di bastian contrari, di genitori che piantano grane e fanno rete e si prendono a cuore fatti e fattacci della scuola dei loro figli, che sono, per lo più, stranieri e arrivano da una delle zone più controverse (e consapevoli ) della città.
Sabato 23 ottobre, per tutti gli interessati, nella scuola incastrata fra viale Monza e via Padova ci sarà ancora un po’ da far casino. Niente di cui preoccuparsi: nessuna violenza, nessun coro, nessun corteo, solo pennelli, pittura e jeans usati secondo il rappresentante dei genitori, Dino Barra: “Imbiancheremo le aule dei nostri ragazzi, visto che il comune non lo fa, ma si tratta solo di un piccolo intervento, in realtà sarebbero ben di più quelli necessari. Ci sono aule che sono messe malissimo: alcuni padiglioni delle medie sarebbero da restaurare completamente”.
In realtà non è la prima volta che i genitori del Parco Trotter si improvvisano manutentori, o si autotassano per rifornire la scuola dei figli di carta igienica, sapone e matite. Stavolta però è diverso continua Barra: “Il quadro di tagli è più ampio e profondo, per questo abbiamo deciso di dare la maggiore risonanza possibile alla nostra piccola protesta, e di inventarci questa cosa, tutta ironica e paradossale, della rivoluzione liberale e del trionfo del singolo sullo Stato”. Secondo i genitori- imbianchini il grande colpevole è il Comune di Milano che non interviene: “Sappiamo che sono tempi duri e che c’è una politica di tagli, ma non capiamo perché ci siano ritardi anche nell’effettuare interventi semplici, come un’intonacatura o come la fornitura di sapone”.
In attesa che il comune si muova, dunque, saranno in quaranta, sabato, con un’attrezzatura costata non più di 700 euro e frutto di un ‘autotassazione volontaria. Soldi che evidentemente il comune di Milano non ha o non vuole dare “Eppure – dicono i genitori davanti alla scuola – non è tanto, no?”. A meno che, può pensare un maligno, nel gioo delle aste al ribasso, delle revisioni in corso d’opera e dei subappalti, il costo del Comune non diventi do 7 o 70 mila euro.
