E adesso che cosa ci facciamo con i Mondiali? La nazionale azzura è da “rottamare”, ne riparleremo al più presto in autunno, quando Prandelli e non Lippi sceglierà i “nuovi”. Allora sarà chiacchiera e tifo pro o contro Balotelli, Cassano, Miccoli…Ma adesso, qui e ora, mentre i Mondiali continuano a scorrere in televisione? Troppo difficile perchè troppo vero il dibattito sul “calcio italiano in crisi”, concetto evocato da Cannavaro, un po’ per scusarsi e un po’ per dire appunto la verità. Bisognerebbe impegnarsi sul perchè e per come gli allenatori in Italia non facciano mai giocare i giovani. Uno dei perchè è che se fanno giocare i giovani e non vincono due partite di fila i tifosi se li mangiano vivi e i presidenti li cacciano. Bisognerebbe chiedersi quale “cultura” calcistica e non solo ha fatto tremare le gambe agli azzurri In Sudafrica. Erano, parole di Lippi, “terrorizzati”. Terrorizzati da che? Da una “cultura” che odia il rischio di tentare, ma è cultura nazionale. La grande bandiera ideologica sotto cui si raccolgono e marciano tutti i segmenti d’opinione in ogni campo, non solo quello di calcio, è, per dirla con gergo romanesco è il “come stamo, stamo”. Traduzione: come stiamo, restiamo. Ma che questa nazionale arrivata ultima nel girone degli ultimi sia lo specchio del paese è stato già detto e quindi annoia.
E quindi che ci facciamo con i Mondiali? Un talk-show sugli sponsor che ci stanno ripensando ad usare la Nazionale come “brand”, come marchio? Un reportage sullo sconcerto privato delle decine e decine di inviati della Rai che rischiano di dover tornare a casa prima del tempo previsto e dover riorganizzare l’estate familiare e i piani ferie? Un lamento sui 50 milioni di euro di mancati affari mandati in fumo dai tre gol slovacchi (titolo del Sole 24ore)? Senza contare “l’indotto”, a partire dalle bandiere tricolori che restano invendute nelle edicole e nelle bancarelle? La buttiamo in politica, collegando la “Corea peggio della Corea” con i 150 anni della Repubblica? Robetta insipida. E allora che ci facciamo, che fanno gli italiani con il Mondiale? Cercano un sostituto della Nazionale, un “parente” per cui tifare.
Sondaggi alla mano, siti web consultati, il “parente” è l’Argentina. Prima in classifica nelle opzioni di voto per la sostituzione-rimozione dell’Italia sparita. Argentina perchè c’è Maradona. Maradona che è stato Maradona soprattutto in Italia. Sempre per dirla alla romana, è un po’ “consolarsi con l’aglietto” quando l’arrosto non è più nel piatto. Comunque Argentina. Argentina e non Brasile, che è troppo “tedesco” per i nostri gusti. Argentina e non Spagna, perchè della Spagna non ci si può fidare e poi perchè se vincono gli spagnoli, vincono dei “cugini” e non ci fa piacere la vittoria vada a parenti troppo vicini e concorrenti. Argentina e non Olanda che questi olandesi, a parte le sexy tifose, chi li conosce e riconosce. L’Italia tifosa e orfana di tifo ha scelto: Argentina campione. Fossimo l’Argentina, squadra e tifosi, faremmo uno scongiuro.