LONDRA – La fiaba di William e Kate si piega alle emergenze di un mondo in subbuglio. Il Regno Unito, di cui un giorno William sarà sovrano, è una potenza mondiale e ogni gesto ufficiale, anche la lista degli invitati alle nozze del principe, diventa un caso politico.
A 24 ore dal matrimonio la Gran Bretagna ha ritirato l’invito all’ambasciatore siriano a Londra che avrebbe dovuto intervenire a Westminster Abbey, seduto nel transetto, in mezzo al corpo diplomatico e a fianco della famiglia reale.
Sarebbe stato imbarazzante se, nelle stesse ore in cui in abbazia risuonavano le promesse di amore dei nuovi sposi, il ‘venerdì della collera’ dei rivoluzionari siriani fosse stato domani, e per l’ennesima volta, represso nel sangue.
Tra inviti e ‘disinviti’, le decisioni della Corona risuonano anche sul fronte interno dopo le clamorose esclusioni dei due primi ministri laburisti Tony Blair e Gordon Brown: una caduta di stile da parte della Regina che ha aperto Westminster Abbey ai predecessori tory, Margaret Thatcher e John Major, dimostrando in questo poco spirito bipartisan.
Il ritiro dell’invito alla Siria è stata una decisione concertata del Foreign Office e di Buckingham Palace: l’ambasciatore Sami Khiyami, che ieri, 27aprile, era stato convocato al Foreign Office per una reprimenda ufficiale delle violenze a Daraa, l’ha definito ”imbarazzante” e ”motivato dalle pressioni dei media” sull’azione del governo.
”Alla luce degli attacchi di queste settimane da parte delle forze di sicurezza, il ministro degli esteri William Hague ha deciso che la presenza dell’ambasciatore siriano al Royal Wedding sarebbe stata inaccettabile”, ha spiegato un portavoce.
La lista dei 1.900 vip non è scritta sul marmo. Ieri era stato ritirato l’invito all‘ambasciatore del Malawi e giorni fa quello della Libia di Muammar Gheddafi, mentre il principe ereditario del Bahrein, una delle teste coronate attese domani in abbazia, ha deciso di non venire in polemica con le critiche ricevute dal suo paese sui media britannici per la repressione.
Altri inviti criticati dalle organizzazioni per i diritti umani includono il monarca assoluto di Swaziland Mswati III, gli ambasciatori dello Zimbabwe di Robert Mugabe, di Iran e Corea del Nord e il principe Mohammed bin Nawaf bin Abdulaziz di Arabia Saudita: ‘‘C’è sangue sulle loro mani”, ha detto Denis MacShane, un ex sottosegretario agli esteri del Labour.
Ma oltre agli inviti sono stati criticati anche i non inviti: prevedibile la ”sorpresa” dell’ex ministro degli esteri laburista Jack Straw per le esclusioni di Blair e Brown, ma sono più sorprendenti le riserve per la decisione reale, riportate oggi dal Guardian, del suo successore Tory William Hague.
Polemico verso la Corona anche il quotidiano conservatore Times: la Regina dovrebbe ”presiedere su un solo Regno Unito” ma si è ”chiamata addosso le critiche” per aver snobbato i due premier.