Nei confronti dei tifosi violenti, che devastano gli stadi e assaltano le forze dell’ordine incitando gli altri ultrà a fare lo stesso, scatta la condanna pesante anche nel caso in cui la partita si è giocata regolarmente nonostante i disordini.
Lo sottolinea la Cassazione confermando la condanna a otto anni di reclusione per Luigi S. e Luca M., a sei anni per Gerardo P. e a cinque anni per Massimo S. che – il 5 novembre del 2006 – avevano messo a ferro e fuoco lo stadio di Avellino prima dell’incontro con la Salernitana, terminato quattro a zero per i padroni di casa nell’ambito del campionato C1.
I quattro erano accusati di aver aggredito i poliziotti, lanciato dagli spalti oggetti contundenti, divelto pezzi di plexiglass, provocato tafferugli anche in prossimità dei varchi dello stadio.
Senza successo uno degli imputati, innanzi ai supremi giudici, ha cercato di ottenere uno sconto di pena sostenendo che la partita, nonostante tutto, si era giocata senza problemi. La Cassazione – sentenza 33508 – ha replicato che “il ripristinato controllo della situazione da parte delle forze dell’ordine non cancella quanto di illecito sia stato in precedenza commesso”.