Ruggero Palombo, firma de “La Gazzetta dello Sport”, fa il punto sulla situazione societaria dell’AS Roma Spa.
Prima furono i russi della Nafta Mosca, ma il Paese non era ancora pronto ad accoglierli. Poi George Soros liberò il sogno, ma anche l’altrui golosità, talché finì con lo scappare inorridito.
Infine toccò a Vinicio Fioranelli, e non fu un bel vedere, secondo quello che ora pensano anche i magistrati che lo hanno fatto arrestare. Ecco perché oggi che la Roma sembra proprio sul punto e forse oltre di passare agli americani occorre prima di tutto professare prudenza. Perché ai colpi di scena siamo abituati e perché di trattative andate in fumo quando i giochi sembravano fatti se ne sono viste troppe. E tuttavia, la svolta ha tutta l’aria di essere epocale.
Dopo l’ultimo passo falso, con gli arabi del fondo sovrano che appaiono e scompaiono nel giro di ventiquattro ore, l’accelerazione che Unicredit impone a se stessa e all’advisor Rothschild è nei fatti e torna utile per evitare qualche brutta figura. Thomas DiBenedetto, il bostoniano che si tira dietro i suoi quattro amici imprenditori che gravitano tra Boston e Miami, non è un nome che fa tremare le vene dei polsi e può non eccitare la fantasia di una piazza che vuole emozioni forti, ma se i notabili che hanno in mano le sorti della Roma si sono spesi fino a raggiungerlo a New York per trattare direttamente, qualche buon motivo deve pure esserci. Per la prima volta nella storia del nostro calcio, se si eccettua un fugace e irrilevante capitolo relativo a un Vicenza di tanti anni fa, un importante club italiano è sul punto di passare in mani straniere.
In Premier League ci hanno fatto l’abitudine, e sembra si divertano un sacco. Qui siamo al primo vagito in culla, ma nell’era della globalizzazione è vietato scandalizzarsi e anche solo storcere il naso.
Il calcio italiano, da De Laurentiis a Zamparini, da Preziosi a Ghirardi, ci ha d’altra parte già abituato ai «presidenti in trasferta» e non si vive più di soli Agnelli, Berlusconi, Moratti e, perché no, Sensi.
Il sentimento, la fede, sono qualità che oggi possono anche arrivare strada facendo, sul campo, tra un acquisto importante e un progetto ambizioso. Provate a chiedere ai tifosi del Chelsea che cosa ne pensano di Roman Abramovich, scoprirete che a loro va bene così.
Qui le dimensioni dell’operazione non sembrano possedere lo stesso respiro, ma Thomas DiBenedetto e i suoi amici meritano un’apertura di credito, non fosse altro perché il loro arrivo spazza via le tradizionali tavole imbandite della bassa imprenditoria politica romana. E poi, blackout col Brescia a parte, c’è la Roma di Totti, Borriello e Vucinic.
Che ha davanti a sé una stagione ancora apertissima su tutti i fronti. Una società con maggiori certezze non potrà che farle bene.
Nel frattempo la cordata americana ha fatto sapere: “Saremo proprietari entro 2 settimane, siamo eccitati”.