Voltagabbana, l’accusa corrente. Eppure le bandiere nel calcio sono tutte ammainate (Del Piero docet), ma a qualcuno il revirement delneriano rode, anche perché è assai fresco il ricordo della folgorante cavalcata condotta àuspici Cassano, e Pazzini. E pazienza se Delneri, in un’intervista al “Corriere Mercantile”, pubblicata il 3 ottobre scorso, dichiarò: “L’1-0 con gol di Cassano è l’ultima nostra (sic) vittoria nel derby. Spero naturalmente che Ferrara e i suoi ragazzi riescano alla prima occasione a togliermi questo record”. Ahi ahi ahi….
Nel 2006, Preziosi, scontento del tecnico dell’epoca, Giovanni Vavassori, contattò e assunse Giampiero Ventura, genovese di Cornigliano, vecchio cuore blucerchiato. Una vita spesa in gioventù con la casacca della Sampdoria e poi ad allenare le squadre giovanili. E un’esperienza infausta anche alla guida della prima squadra. Stagione 1999/2000, promozione fallita per un solo punto. Apriti cielo. Una delegazione di capipolo genoani recapitò il diktat al signore dei giocattoli: “Quel doriano mai sulla nostra panchina”. Preziosi capì al volo e si adeguò. Ventura fu licenziato prima ancora di essere assunto. Bizzarrie al pesto. Dove si è mai visto un diritto di veto espresso dai tifosi per via del pedigrée, del vissuto di un allenatore o calciatore? Ma tant’è.
Genova nel calcio smentisce l’understatement vagamente british che connota ogni aspetto della sua esistenza civile. Ricordate un genovese che alza i toni? Se volete trovarlo, andate al Ferraris o leggete i blog rossoblucerchiati. E scoprirete florilegi di malignità, insulti, talvolta con venature razziste che disonorano gli autori e pongono scottanti interrogativi. E’ ancora possibile discutere serenamente dello sport nazionale? Possibile che la passione sportiva traligni al punto da scadere nel becerume e nella faida medievale? Possibile, purtroppo.
L’acrimonia reciproca tra le due sponde calcistiche genovesi ha radici antiche. Il Genoano non tollera l’esistenza stessa della Sampdoria, è un negazionista. “Quelli là devono sparire” Il Sampdoriano misura consapevolmente le glorie antiche del nemico con le miserie contemporanee. E si crogiola nella sofferenza altrui. La sublima nel proprio godimento riflesso. L’ostilità reciproca tracima anche sul campo di gioco. I tifosi rossoblù di lunghissimo corso ricordano la contestazione globale, a prescindere dall’andamento della partita di un manipolo di tifosi – sempre gli stessi – urlanti contumelie e maledizioni, raggrumati alle spalle della panchina, all’indirizzo del tecnico Renato Gei, che pure condusse il Genoa alla promozione in serie A (stagione 1961/62). La sua colpa? Aver giocato – dieci anni prima – nella Sampdoria dell’attacco atomico.
Questo virus persistente spiega (anche) la parsimonia dei contatti d’affari tra i due club. Il dialogo è stato riaperto di recente. Preziosi ha auspicato uno scambio di calciatori: «Se lo fanno Intere Milan perché non possiamo farlo noi?», ha buttato lì il patron rossoblù. L’inedito agreement è stato santificato con una cena estiva a Forte dei Marmi. offerta da Preziosi al vicepresidente esecutivo della Sampdoria, Edoardo Garrone. Lo scambio di mercato ventilato (Birsa-Semioli) non si è materializzato. E la contabilità del connubio proibito è rimasta ferma ai dati di archivio.
Oltre a Bonetti-Baldini-Bergamo, Garbarini, Scanziani, Firmani e Monella, peraltro transitati da una maglia all’altra disponendo personalmente del proprio cartellino (i primi due), attraverso una triangolazione con Inter ed Empoli, rispettivamente l’attaccante sudafricano e l’ex Aeroplanino, ora sulla panchina della Fiorentina. Ancora una mossa (Giancarlo Morelli nei Settanta) e poi bocce ferme. Prima verifica per Dlneri la sera di domenica 18 novembre, in calendario il derby della Lanterna. Stracittadina edizione numero 105, 86 delle quali ufficiali. Finora il bilancio complessivo recita una litania favorevole ai colori blucerchiati: 35 vittorie della Sampdoria, 28 del Genoa e 41 pareggi. In competizioni ufficiali rispettivamente: 31, 22 e 33. Ma attenzione: il Genoa ha vinto cinque degli ultimi sei derby disputati in serie A.
