In una Genova tutta diversa, dove la distinzione geografico-toponomastica e quella indigena o immigratoria, rispetto al calcio e alle due squadre, non ha più alcun senso, dove l’immigrazione stessa è ben altra di quella anni Cinquanta, dove lo scudetto della Samp del 1990, sotto la presidenza di Paolo Mantovani, ha siglato un predominio calcistico blucerchiato indiscutibile per anni, il derby non ha perso una sola oncia del suo mastodontico peso per le due tifoserie.
Molto ha giocato in questa valutazione, che racchiude in una partita, anzi in due l’andata e il ritorno del campionato, il senso di una stagione e più, la lunga assenza degli scontri diretti. Con il Genoa ininterrottamente in serie B e anche in serie C per oltre dieci anni, il derby era una chimera per i tifosi rossoblù e per i sampdoriani la misura, nella sua assenza, di quella indiscussa superiorità cittadina.
Il ritorno in A del vecchio Grifone, quattro campionati fa, ha riportato la competizione frontale al massimo della tensione. Se si aggiunge che nell’anno d’oro del Genoa, nella stagione 2008-2009, i due derby sono stati vinti in modo chiaro e devastante dai rossoblù consecutivamente, alimentando la voglia di rivalsa blucerchiata, si capisce come il clima si è fatto sempre più incandescente.
Oggi il derby numero 104 è diventata così teso da suscitare gli interventi a piedi uniti della signora sindaco perchè le difficoltà della Sampdoria, precipitata nell’abisso della classifica dopo avere venduto i suoi gioielli, Pazzini e Cassano, diventati playmaker delle due squadre milanesi, sono tante che la stracittadina può essere determinante. Il contrapasso delle lunghe sofferenze genoane, culminate con la ignominiosa retrocessione in C, per colpa della famosa valigetta con 250 mila euro, servita, secondo la giustizia sportiva e quella penale, a addomesticare il Venezia nel match decisivo per tornare in A.
Se la partita clou fosse vinta dal Genoa, il destino sampdoriano sarebbe compiuto e le sue possibilità di salvarsi ridotte quasi a zero. Se, invece, vincesse la Samp le porte del paradiso si aprirebbero per gli uomini di Garrone.
Come nella regia di un giallo sportivo perfetto, la vigilia si è consumata calcisticamente con il Genoa che ha sconfitto, facendo un dispetto perfino ai suoi tifosi più accaniti, il Brescia e il Lecce, due dirette concorrenti della Samp per salvarsi. Un piacere enorme ai cugini ma con il veleno nella coda: il progetto di affondarli direttamente. “Non si facciano illusioni – ha tuonato il joker del Genoa, Enrico Preziosi dopo le due vittorie – Il derby lo giochiamo non alla morte, alla stramorte.”