FIRENZE – La crisi è innegabile ed è sia tecnica sia economica. Per la Fiorentina di Diego e Andrea Della Valle, quello di gennaio, è un mercato da ultima spiaggia. Già partiti Alberto Gilardino (destinazione Genoa) e la meteora brasiliana Silva (destinazione casa sua con coda velenosa finale), i viola si preparano a mettere in uscita altri due pezzi pregiati, il peruviano Vargas e Alessio Cerci.
A Firenze, chi vuole essere buono, la chiama “rivoluzione”. E un ex della Fiorentina, Angelo Di Livio, non più tardi di lunedì invitava la società a mandare via chi non è motivato. Il rischio è che lo prendano in parola e che Delio Rossi si ritrovi senza undici persone da mandare in campo.
La situazione, scongiuri consentiti ai tifosi della viola, ricorda in piccolo quella della Sampdoria dello scorso anno. A gennaio i doriani hanno venduto Antonio Cassano e Pazzini e una stagione partita con i preliminari di Champions è finita con la serie B. Certo non è la stessa cosa, ma alcuni sintomi sono analoghi. Innanzitutto il ridimensionamento già iniziato da qualche tempo che sembra procedere a tappe forzate. Partiti Gilardino e partenti Vargas e Cerci con l’entrata per ora quasi certa del solo Amauri, non certo una giovane promessa la Fiorentina sarà pure rivoluzionata ma non più forte.
Lo sa rossi che infatti chiede rinforzi, soprattutto in mezzo al campo dove, a giugno, dovrebbe partire anche Montolivo. I nomi sono quello di Youssuf Mulumbu del West Bromwich Albion e di Angelo Palombo della Sampdoria. Per ora solo piste di mercato. Alla fine, di uomo mercato, resterà il solo Jovetic. Ma si può trattenere un fuoriclasse così in una squadra che, per ora, dedica gran parte delle sue energie a vendere tutto il vendibile?