Il Milan e l’Inter hanno deciso di “farsi la giustizia”, quella calcistica almeno, da soli. La società di Galliani e Berlusconi ha con voce ufficiale e tanto di sito web rossonero impartito lezione agli arbitri sul fuorigioco: quando è così, allora si alza la bandierina, quando è così non si alza. Ogni riferimento alla partita di Cesena, quella persa perchè secondo Berlusconi “sono stati negati al Milan tre gol…e gli arbitri sono di sinistra” è stato fortemente voluto. La società di Massimo Moratti ha impartito lezione di “Codice e pene” agli arbitri di seconda istanza, quelli fuori campo: il romanista Burdisso doveva essere squalificato per più di due giornate, a norma e articolo… Burdisso era stato espulso nella partita contro il Cagliari, per il fallo su Daniele Conti. All’Inter la squalifica è apparsa “monca” perchè una giornata in più e Burdisso non avrebbe giocato appunto contro l’Inter. E così finalmente anche le società di calcio, forse non a caso le più forti, hanno raggiunto il costume nazionale per cui ognuno “si fa la giustizia” che lo riguarda e lo interessa.
Interessante fenomeno culturale da registrare in sintonia, cronologica ed ideale, con il titolo che il Corriere della Sera dedica alla vicenda: “Arbitro reticente su Burdisso, Moratti si arrabbia”. Reticente? In italiano significa uno che non parla, non dice tutto. Forse il titolista del Corriere voleva dire “indulgente”. Ma il suono, il rumore della parola è in fondo simile, ognuno ormai si “fa” la lingua che vuole e che può.