Le vuvuzelas suonano lo stesso, la notte di Pretoria è rumorosa anche nel giorno in cui, probabilmente, la squadra di casa dà l’addio al Mondiale. Manca ancora una partita, quella della disperazione contro la Francia, ma il Sudafrica battuto 3-0, e senza attenuanti, dall’Uruguay, e sopraffatto dalla propria pochezza, non sembra in grado di farcela anche contro una formazione strana come quella di Domenech, che è pur sempre vice-campione in carica.
Per la prima volta nella storia dei Mondiali la nazionale ospitante rischia di non superare la prima fase, e in attesa della certezza matematica si può dire che da quanto si è visto al Loftus Versfeld stadium è giusto così.
Troppa, rispetto all’Uruguay, la pochezza fisica e tecnica dei Bafana Bafana, solo volenterosi e poco più, e ai quali non è bastata la spinta dei loro tifosi, congelati dalle condizioni atmosferiche ma comunque capaci di soffiare a più non posso nelle vuvuzelas, che ora sono la colonna sonora di una disfatta.
Per battere questo Sudafrica, i cui giocatori erano arrivati allo stadio cantando e ballando e che avrebbero voluto vincere per celebrare in modo degno lo ‘Youth Day’ in memoria dei martiri di Soweto 1976, è bastato un Uruguay ben messo in campo dal maestro Tabarez, molto attento, e superiore fisicamente agli avversari.
La differenza l’ha fatta il talento del trio offensivo composto da Suarez, Cavani e Forlan, ed in particolare il bel gol di quest’ultimo, un ‘siluro’ scagliato da oltre 25 metri e ‘spizzato’ dalla spalla sinistra di capitan Mokoena su cui Khune non ha potuto far altro che capitolare.
E’ stata quella della svolta della partita, perché si è capito subito che il Sudafrica non ce l’avrebbe fatta ad assorbire colpo, per limiti tecnici più che mentali. L’Uruguay, sceso in campo in maglia bianca, prima dell’intervallo ha anche sfiorato il raddoppio con un tiro di Suarez finito sull’esterno della rete ma che ha dato l’impressione del gol, gelando ancor di più il già intirizzito pubblico di Pretoria.
Unico segnale di vita del Sudafrica nel primo tempo, il colpo di testa di Mphela su cross di Modise al 40′: troppo poco per mettere paura ad una squadra che, da sempre, fa della grinta la sua arma migliore.
Ma questo Uruguay non è soltanto capacità di lottare su ogni pallone: possiede anche una certa validità tecnica, corroborata dalla classe di Forlan, già decisivo nella finale di Europa League con l’Atletico Madrid e stasera ‘killer’ dei sogni sudafricani, avendo segnato anche la rete del raddoppio su rigore.
In questa circostanza è stato espulso per fallo sull’ultimo uomo il portiere Khune: il contatto con il piede di Suarez c’era stato, ma nel campionato olandese l’uruguagio dell’Ajax ha fama di grande cascatore.
Così al 40′ ci ha provato anche il terzino di casa Gaxa, che dopo essersi spinto in area si è tuffato: troppo esperto l’arbitro Busacca per abboccare, e quello è stato il segnale della resa, poi diventata troppo pesante a causa della terza rete uruguayana regalata a Pereira da un’uscita sballata del portiere subentrato Josephs. Sudafrica addio, il sogno è finito ma il Mondiale continua.