In attesa di capire che Italia sarĂ , una piccola certezza a 10 giorni dal debutto ai Mondiali col Paraguay c’Ă©: quella azzurra è una nazionale di fuori ruolo. E’ tutto da vedere con quante possibilitĂ di far cambiare idea a Marcello Lippi, che nei due anni precedenti il Mondiale ha dovuto giĂ invertire molte rotte.
Cannavaro, Buffon, Gattuso sono i veterani piĂ¹ vicini al ct, le loro parole e i loro pareri contano eccome, nel caso si dovesse rapidamente riavvolgere il nastro e ridare semplicitĂ al tutto dopo il ko col Messico.
Nessuno ci sta a fare brutte figure; «se dobbiamo abdicare, facciamolo a testa alta», aveva detto il portiere alcuni giorni fa.
Ma il tempo per correre ai ripari è oggettivamente poco. Del disagio dei fuori ruolo dĂ perĂ² conto Iaquinta, all’indomani della serataccia di Bruxelles: «Io non sono adatto a difendere, sono piĂ¹ propenso ad attaccare – spiega l’attaccante, emblema dei giocatori in posizione anomala – gioco meglio a sinistra perchĂ© di lì taglio e tiro. Me lo ha detto anche Lippi, perĂ² mi chiede di sacrificarmi a destra e in copertura, io lo faccio. Cosa dobbiamo fare, andare dal mister e chiedere di cambiare? Se ci vado e dico, mister voglio giocare lì, mi caccia dalla nazionale….».
Il fatto è che Iaquinta non è il solo, in questa idea di Italia spuntata fuori all’improvviso, a vestire panni non suoi. «Anche Marchisio gioca in una posizione mai ricoperta – aggiunge l’attaccante – E chiedere a Di Natale di fare il terzino come fa Eto’o non è facile. Lui nell’Udinese gioca a sinistra, taglia riceve palla e fa gol. Ma cosa dobbiamo fare? Non possiamo esser noi a dire a Lippi di cambiare».
A dire il vero qualche segnale dallo spogliatoio di Bruxelles («idee chiare su che Italia sarĂ ? Non spetta a noi, l’idea chiara deve averla Lippi», ha detto Buffon). E poi anche un azzurro della generazione di mezzo come Palombo sottolinea che «quando si fanno tante cose e nessuna bene, c’Ă© qualcosa che non va: ora dobbiamo trovare la quadra».
Il peso della preparazione fisica è una spiegazione a metĂ . Anche Iaquinta assicura che la figuraccia di Bruxelles non puĂ² fare testo. «C’era confusione – ricorda – ma a questo modulo crediamo. La differenza di brillantezza fisica era troppa per poter giudicare. Loro erano velocissimi, noi arrancavamo dopo dieci ore di allenamenti in quota, un viaggio di 4 ore da Sestriere e neanche un po’ di riposo. Ricordate, partiamo sempre sfavoriti e poi andiamo lontano. Ora conta solo la partita col Paraguay, il 14 giugno: modulo e assetto possono essere un problema, ma decide Lippi come affrontarla».