PALERMO – Già la squadra ha deluso le attese, e tra cambi di panchine e ritorni tardivi, annaspa lontano dalla zona Europa. Ora, per il Palermo, o meglio per il suo presidente Maurizio Zamparini, arrivano altre brutte notizie.
Non di campo si tratta ma di giustizia e di soldi (tanti) che rischiano seriamente di uscire dalle tasche del patron rosanero. Scrive infatti il Fatto Quotidiano che la Corte di Cassazione ritiene “possibile il sequestro di quasi 25 milioni di euro di azioni della società calcistica” di Zamparini.
Si tratta di una vicenda che parte da Benevento e dalla costruzione di un grande Centro Commerciale, “I Sanniti”, ad opera dello stesso Zamparini. Secondo l’accusa, spiega il Fatto, il patron e i suoi soci avrebbero compiuto una truffa non mantenendo “gli impegni assunti con l’amministrazione comunale, e promettendo a politici e funzionari locali l’assunzione clientelare di persone da loro indicate. Nell’ambito di un’inchiesta più volte finita agli onori della cronaca, il pm ha chiesto il sequestro dell’immobile, valutato da una perizia 17 milioni e mezzo di euro, nonché di 24.975.000 euro in azioni del Palermo di proprietà di Zamparini, e di circa 880.000 euro in azioni in una delle aziende di famiglia, la Gasda spa. Beni ritenuti equivalenti all’ingiusto profitto che Zamparini avrebbe realizzato attraverso i reati che gli vengono contestati”.
La decisione è in parte sorprendente perché arriva dopo una serie di pronunciamenti favorevoli al presidente rosanero. Nell’indagine, spiega sempre il Fatto, compaiono anche i nomi di Clemente Mastella e di sua moglie Sandra Lonardo. Zamparini, spiega il quotidiano, “avrebbe acquistato il loro ‘consenso politico’ alla realizzazione del centro commerciale, attraverso i buoni uffici di un assessore di fede udeurrina, tramite un bonifico di 50.000 euro all’associazione culturale ‘Iside Nova’ presieduta da Lady Mastella”.