La decisione della Rai di togliere la moviola dalle trasmissioni sportive ha scatenato il finimondo. Mentre i vertici aziendali hanno appoggiato la scelta del direttore di RaiSport Eugenio De Paoli, il comitato di redazione, però, non l’ha presa di certo bene: «Siamo sconcertati. Irrituale la procedura scelta per comunicare la svolta».
Gli errori degli arbitri verranno “nascosti” ai telespettatori? No, garantisce De Paoli, che si è inventato la “Cassazione”. Cos’è? «Un organismo che analizzerà e spiegherà, d’accordo con l’associazione degli arbitri e regolamento alla mano, tre casi controversi per turno di campionato individuati da noi della Rai».
Ma cassazione o meno, la sparizione della moviola dalla tv pubblica è una scelta talmente eclatante da far far scendere in campo un uomo vicino a Berlusconi in tanti sensi, anche occulti, come Fabrizio Cicchitto, che si è schierato contro la Rai diretta da Mauro Masi, altro uomo di fiducia di Berlusconi: «Il fatto che dalle trasmissioni Rai sul calcio per il prossimo campionato che venga bandita o comunque molto ridimensionata la moviola è del tutto negativo: ciò, infatti, vuol dire che le autorità calcistiche, in primo luogo quelle arbitrali, sono riuscite nel loro intento, visto che non hanno mai gradito l’uso di questo strumento conoscitivo». Secondo il presidente dei deputati del Pdl «sta avvenendo questo fatto paradossale: invece di mettere la moviola in campo come avviene nel rugby, ci si accinge a ridimensionarla anche in Rai».
Intanto Sky, lesta ad approfittare degli spazi lasciati vuoti dalla concorrenza, ha annunciato: «Alla tecnologia non rinunciamo, la consideriamo un patrimonio di tutti e anche della televisione applicata al calcio», si legge nel testo di un editoriale trasmesso su di Sky Sport 24. «Se accanto ai tre assistenti dell’arbitro c’è, da qualche anno ormai, il guardalinee elettronico, perché chiudere gli occhi e fingere che non esista? Se la telecamera posta sulla linea di fondo testimonia che un pallone ha scavalcato interamente la linea di porta, perché non dirlo, magari riproponendo l’immagine? È cronaca, non fantascienza».