MOSCA – Ci sarà anche Enrico Letta alla cerimonia inaugurale dei Giochi di Sochi, il prossimo 7 febbraio. Lo ha riferito il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, aggiungendo che il premier italiano sarà uno degli oltre 50 capi di Stato e di governo presenti. Daranno invece forfait gli altri quattro grandi della Terra: Angela Merkel, David Cameron, Francois Hollande e Barack Obama.
Alla domanda se il Cremlino attribuisce un particolare significato alla presenza di Letta, uno dei pochi leader europei di primo piano a partecipare all’apertura delle Olimpiadi invernali, Peskov ha risposto: “Siamo lieti di dare il benvenuto a tutti coloro che parteciperanno”.
Tra i premier europei, ha aggiunto il portavoce, ci sarà anche quello olandese, Mark Rutte, insieme al re Guglielmo Alessandro. Presenze, quest’ultime, confermate nonostante il recente braccio di ferro sul blitz di Greenpeace contro una piattaforma petrolifera di Gazprom a bordo di una nave battente bandiera olandese, tuttora sequestrata dalle autorità russe.
Invitato alla cerimonia inaugurale di Sochi personalmente da Putin durante il vertice intergovernativo di Trieste a novembre, Letta aveva promesso che avrebbe fatto il possibile per esserci.
Dalla Germania hanno dato forfait sia il presidente, Joachim Gauck, che la cancelliera Angela Merkel. All’ufficio della presidenza federale tedesca si sono affrettati a precisare che “non andare non significa automaticamente boicottare”, ma sono in pochi a crederci. A rappresentare la Germania sarà il ministro degli Interni Thomas de Maiziere, che ha la delega anche allo Sport. Con lui anche l’ex cancelliere Gerard Schroeder.
Più smaccata, invece, la scelta della Casa Bianca di inviare una delegazione che include due atlete dichiaratamente lesbiche. La campionessa Caitlin Cahow (a sinistra), 28 anni, medaglia d’argento per l’hockey su ghiaccio alle Olimpiadi del 2006, e l’ex tennista Billie Jean King, 70, vera e propria icona del movimento gay.
Esplicita nel declinare l’invito la vicepresidente dell’Unione europea, Viviane Reding, che ha detto che non andrà “fintanto che le minoranze verranno trattate come lo sono oggi dalla legislazione russa”.