MANCHESTER – Sono una cosa sola, un “matrimonio” che dura da 25 anni. Sir Alex Ferguson è l’emblema del Manchester United, una squadra che ha cambiato pelle decine di volte (vendendo giocatori come Cristiano Ronaldo e Tevez) ma ha continuato sempre a vincere. Perché il totem dello United siede in panchina.
Il ritratto completo di uno degli allenatori più vincenti di sempre lo fa, sul Fatto Quotidiano, Rino Tommasi. E lo fa partendo da un dettaglio, un libro biografico con il faccione del baronetto di Manchester in copertina trovato in una libreria di New York. Significa, per Tommasi, che la fama di Ferguson è tale anche negli States, Paese che di calcio ne mastica poco. Eppure Sir Alex Ferguson, proprio per quel piglio del “santone” non ha bisogno di presentazioni neppure dall’altra parte del mondo.
Gli inizi in panchina, però, non furono esaltanti. Dopo una carriera da centravanti in Scozia (167 gol in 327 partite), Ferguson lasciò il campo per sedersi in panchina. Nel 1986, lo ricordano in pochi, Sir Alex guidò la Scozia ai Mondiali messicani. Finì con un’eliminazione nella prima fase (due sconfitte e un pari 0-0 con l’Uruguay) e con la convinzione, per Ferguson, di dover cominciare a lavorare in un club.
Così nell’autunno 1986 il giovane allenatore (32 anni e, come spiega Tommasi, spesso più giovane dei ragazzi che allenava) viene assunto dal Manchester United. Sia chiaro: non è la squadra di oggi. Ai Red Devils lo scudetto mancava dal 1967. Anche con Ferguson, però, c’è da aspettare. Sir Alex non è uno da “instant team”, è un costruttore di gioco e giocatori. Il primo titolo arriva sette anni dopo, ed è solo l’antipasto. Da quel 1993 nasce il Manchester United di Ferguson, una squadra che in un quarto di secolo vince per dieci volte la Premier League, per 5 volte la Coppa di Lega e per due volte la Champions League. Un dettaglio lo pesca Tommasi guardando con attenzione nelle classifiche: dal 1993 a oggi, per 17 anni pieni, lo United non è mai sceso sotto il terzo posto.
Poi ci sono i record “personali” di Ferguson. Scrive Tommasi: “Il più significativo è probabilmente quello che il tecnico ha conquistato il 19 dicembre 2010 quando ha superato il record di 8811 giorni alla guida dello United che apparteneva al leggendario Matt Busby. Quest’ultimo, scozzese anche lui e deceduto nel 1994, era talmente popolare che il suo nome è citato in una delle più famose canzoni dei Beatles, “Let it be””.
A completare il quadro di sir Alex ci sono la passione per i cavalli e quell’abitudine ad invitare, a fine partita, gli allenatori avversari nel suo studio per bere un bicchiere di vino selezionato dalla sua enoteca personale. Usanza signorile e gentile: visto come va normalmente ad “Old Trafford”, però, quasi sempre, per gli allenatori avversari, è un calice amarissimo. Carlo Ancelotti ne sa qualcosa.