LONDRA – A tre anni di distanza Petra Kvitova concede il bis e in meno di un’ora travolge la debuttante canadese Eugenie Bouchard, diventando per la seconda volta regina dei Championships.
E’ stata una finale a senso unico l’atto conclusivo del torneo femminile di Wimbledon, con la ceca, nuova n.4 al mondo, che ha dominato il match fin dai primissimi scambi.
Dopo le semifinali di Melbourne e Parigi, la 20/enne Bouchard era approdata alla prima finale Slam della carriera senza aver smarrito un solo set. Ma paga carissima l’emozione della prima volta, subendo un break in apertura che la costringe a rincorrere. Una partenza in salita che la lascia senza fiato, confusa, sempre più frastornata. In poco più di mezz’ora si chiude la prima frazione, preludio all’inevitabile epilogo.
Perché Genie scompare al cospetto della più esperta avversaria che riscrive il suo nome nel palmares dell’All England Club in appena 55′ minuti (6-3 6-0). Bisogna riposizionare le lancette della storia indietro di 31 anni per trovare una finale più veloce, quando nella 97/a edizione Martina Navratilova batteva la connazionale Andrea Jaeger (6-0 6-3) in soli 54′.
Una superiorità netta e indiscussa, certificata dai numeri: 28 colpi vincenti, 4 ace e l’82% di punti con la prima di servizio. Se nel 2011, quando aveva 21 anni, la mancina ceca aveva rovesciato i pronostici sconfiggendo in finale la favoritissima Maria Sharapova, oggi – nella prima finale disputata tra due giocatrici nate negli anni ’90 – ha legittimato le previsioni della vigilia.
“Non è stato facile gestire la pressione dopo la prima vittoria dello Slam – il ricordo di Petra -. Questo non può essere un torneo come gli altri, qui c’è la storia dello sport. E per me vincerlo una seconda volta è un’emozione intensa, unica. Non so se ho giocato il mio miglior tennis in assoluto, ma certamente è stata una delle mie partite più belle”.