ROMA – Ballarò, reazioni. A Giannini il derby con Floris ma al “doppione” non si sfugge. Telespettatori costretti (si fa per dire) martedì in prima serata a un inedito derby tra Rai3 dove esordiva il nuovo Ballarò condotto da Massimo Giannini e diMartedì, il talk show politico concorrente su La7 con il recente acquisto Giovanni Floris, orfano appunto di Ballarò, sua creazione. Chi ha vinto? Classifica Auditel a parte (vince per distacco Giannini ma il confronto di rete non è proponibile) entrambi sono finiti sotto media. Il duello a distanza però ha suscitato uno zapping frenetico nei cultori del genere.
Il decano dei critici tv, Aldo Grasso, sul Corriere della Sera ha notato un Giannini più serioso e un Floris più “pop”, ma impianto narrativo, format tv, allestimento scenografico tutto sa di già visto e i programmi liquidabili come “doppioni”. Anche la sfida comica Benigni-Crozza (migrato su La7 in pianta stabile) era attesa: il premio Oscar è apparso un po’ stanco, forse ripetitivo, Maurizio Crozza ha sciorinato il repertorio classico di imitazioni.
Il Fatto Quotidiano estremizza l’intuizione di Grasso: “Giovanni Floris avrebbe dovuto archiviare definitivamente Ballarò e proporre qualcosa di nuovo. Massimo Giannini, invece, aveva promesso un rinnovamento profondo del format ereditato da Floris. Il risultato, ovviamente, è che ieri sera ci è toccato assistere a due Ballarò, in onda in contemporanea ma su due canali diversi.” La “noia raddoppia” titola Affari Italiani. “Gemelli diversi in cerca del nuovo” li chiama Mattia Feltri su La Stampa, con più indulgenza ma con la certezza che il tempo del di qua o di là, della poltrona di destra e poltrona di sinistra e il confronto stereofonico per forza ha fatto il suo tempo, mentre un campione di affabulazione come Renzi “gioca già un’altra partita” e ha occupato già l’attenzione della “schiuma indistinta” che da un po’ ha valicato i vecchi steccati.
Il Giornale marca invece tutta la distanza possibile da due programmi che accomuna a ideologia di sinistra: “Giannini contro Floris: è subito guerra tra clan”, nel senso la sfida viene giocata a colpi di testimonial, sondaggisti e con i comici Benigni e Crozza, una rivoluzione che non cambia i talk show dei gattopardi.A caccia di novità con il lanternino, solo Sebastiano Messina di Repubblica ne rintraccia una, forse addirittura potenzialmente divertente, in coda al programma di Giannini.
La vera novità, Giannini la lascia per ultima. E’ una dissacrante comedy a puntate sulla politica, «Il candidato», dove il cinismo si mescola con la satira utilizzando una ricetta francese di successo («Hénaut Président») per raccontare in 20 episodi la rocambolesca corsa a Palazzo Chigi del candidato di un fantomatico partito «Progetto Italia», Piero Zucca, un ingenuo e maldestro postino guidato da un team elettorale senza scrupoli.
Ieri sera abbiamo visto solo il trailer, con un paio di dialoghi che promettono bene («Adesso andiamo al cuore dell’approfondimento ». «La politica! ». «No, gli insulti»). Un po’ poco. Per vedere se funziona, bisognerà aspettare martedì prossimo. (Sebastiano Messina, La Repubblica)