”Un’altra tv è desiderata da milioni d’italiani. Ma la reazione dell’establishment politico-televisivo è stata tale da farmi pensare che sia troppo presto”. Intervistato da Repubblica, Fabio Fazio commenta così il successo di “Vieni via con me” e sottolinea che ”la Rai non sopporta che la tv pubblica diventi strumento di un vero dibattito sociale, culturale. L’hanno permesso perchè non se n’erano accorti – dice -, non se l’aspettavano. E nemmeno noi. Ma la prossima volta sarà impossibile”.
Berlusconi, aggiunge il conduttore televisivo, ”non l’abbiamo quasi mai nominato, tolta la prima puntata. Siamo il primo programma già nel dopo-Berlusconi”, ma la trasmissione è stata comunque discussa: ”Abbiamo fatto una tv riformista – dice – e non c’è cosa che spaventi più del riformismo. La rissa a somma zero di altri talk show in fondo e’ del tutto innocua”.
”Siamo partiti per fare il 12 per cento – prosegue il conduttore – Il 15 sarebbe già stato un successo. E’ arrivato il 30. Perchè non lo capisco neppure io. Dai dati ho capito soltanto che una grande fetta di pubblico è in realtà un non pubblico, gente che non accendeva mai il televisore. In termini politici abbiamo recuperato l’astensionismo di massa. Che evidentemente non era indifferenza, ma ribellione alla tv del pollaio, al finto dibattito dove uno dice una cosa, l’altro lo interrompe con il contrario e alla fine non s’è capito nulla, non è successo nulla”.
”Accettare la replica dei Pro Vita – aggiunge – avrebbe significato ammettere che Mina Welby e Beppe Englaro avevano parlato in favore della morte. Non esiste direttiva Rai che possa impormi un’assurdità del genere”. Nei ringraziamenti finali per Fazio c’e’ spazio anche per il direttore generale della Rai, Mauro Masi, ”che ha commentato: gli ascolti non sono tutto. L’editore che di sicuro da domani mi chiedera’ di mettere a frutto il successo per nuovi programmi. Buona, vero?”.