Aldo Grasso commenta l’elenco dei mali italiani andato in onda a “Vieni via con me”, il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano su Raitre.
“Fabio Fazio cita illustri personaggi che hanno dato una definizione poco encomiastica degli italiani; la precaria Margherita enumera la lista dei lavori occasionali cui è stata costretta nonostante la laurea; suor Giuliana Galli, quella che lavora al Cottolengo e siede nel cda della Compagnia San Paolo, spiega i buoni motivi per costruire una moschea a Torino. E poi una canzone di Giorgio Gaber, che ci sta sempre bene.
Daniele Silvestri canta «E io non mi sento italiano» ma pareva dicesse «Io non mi sento Saviano». Perché Saviano è Saviano: la sua invettiva contro la macchina del fango, quel meccanismo del potere che diffama sistematicamente i suoi oppositori, non è una novità assoluta (…)Ma stavolta Saviano non pare efficace come in altre occasioni, è ripetitivo, vinto dall’emozione o, ahi lui, stretto nel personaggio Saviano.
Po ancora “il merito principale di Benigni è stato quello di opporre alla retorica del potere la poesia del giullare, e di cantare «Vieni via con me» di Paolo Conte”.