BOSTON – Adrian Anatawan, virtuoso del violino…con una mano sola. Potremmo dire (se questo oggi non implicasse tutta una serie di altri idee) l’Oscar Pistorius della musica.
Per capire bisogna provare a immaginarsi la scena: un giovane violinista prende lo strumento, lo porta sotto il mento, alza il braccio che tende la bacchetta, e comincia a suonare. All’improvviso cala il silenzio nella grande sala dell’opera, solo in parte riempita dal pubblico. Mentre le note vibrano nell’aria, altre persone, attratte dalla melodia, entrano per ascoltare la musica. Tutti assaporano con l’udito l’emozione della musica. Ma quanti di quelli che ascoltano da lontano o che hanno chiuso gli occhi possono immaginare che quel violinista ha una sola mano?
Quella di Adrian Anantawan è una storia bella ed edificante, una «favola dei nostri tempi» per dirla in gergo giornalistico, che assomiglia, nella sua parte migliore, alla «favola», oggi infrantasi, di Oscar Pistorius, l’uomo senza gambe che correva e vinceva i 100 metri.
Oggi, Anantawan, canadese di 28 anni di origine cinese-tailandese, è un violinista riconosciuto, ricercato, dalla carriera solo sbocciata ma con delle referenze già impressionanti. Si è diplomato al prestigioso Curtis Institute di Philadelphia, ha completato un master a Yale e ha studiato violino sotto la direzione di Itzhak Perlman, tra i maggiori musicisti viventi. Tra il pubblico che ha ascoltato le note del suo violino ci sono Barack Obama, il Dalai Lama, Papa Giovanni Paolo II.
Adrian Anantawan vive con il suo handicap fin dalla nascita. I medici ipotizzano che il cordone ombelicale, annodato intorno al polso del feto, abbia impedito alla mano di ricevere l’afflusso di sangue e di svilupparsi correttamente. Fin da bambino, Adrian si è confrontato all’esclusione che accompagna l’invalidità . A volte, come sempre, si trattava di ostacoli oggettivi – Come temperare una matita da solo? Come allacciarsi le scarpe ?– altre volte di quelle barriere psicologiche che i bambini possono alzare attorno a chi sembra diverso.
Sono stati i genitori di Adrian Anantawan a fargli nascere la passione per la musica. La decisione del violino è stata un po’ casuale: un flauto è troppo difficile da suonare con una mano sola, la tromba e la batteria sono troppo rumorose per due genitori. La madre ha dunque optato per un violino, rivolgendosi ad un centro che adatta protesi per venire incontro a persone con handicap. Qualche mese dopo la richiesta, gli ingegneri avevano sfoderavano uno strumento adattato, fatto di gesso, alluminio e adesivo velcro. Diciotto anni dopo, di fronte ad altri pubblici, Adrian suona sempre lo stesso violino.
Oggi, grazie a quel gesto, Adrian ha superato molte barriere che il suo handicap fisico avrebbe potuto imporgli. Dapprima, la musica gli ha permesso così di avere coscienza del suo valore e di instaurare uno scambio paritario con gli altri. «Ero molto timido da bambino. La musica – dice Adrian – è ciò che mi ha permesso di uscire dal guscio».
Poi, grazie al suo talento e alla sua dedizione, Adrian è diventato perfino più bravo degli altri. Uno dei suoi maestri spiega che «non esiste una melodia che non possa suonare. Non ci sono limitazioni provocate del suo handicap. Si è adattato per fare tutto. Non c’è dubbio che abbia un talento eccezionale». D’altronde, la più grande prova di questa sua vittoria è nell’emozione estetica che oggi fa provare alle migliaia di persone che vengono ad ascoltare le sue performance.
Oggi, con una carriera ben avviata ed un posto nel mondo della musica già assicurato, Adrian Anantawan si dedica anche ad aiutare gli altri, specialmente i bambini con handicap, con problemi motori ma anche con disturbi mentali. Suonare con questi bambini è l’attività che preferisce e quella, aggiunge, in cui si sente ricompensato più generosamente.