
ROMA – Video integrale dell’audizione di Beppe Lopez alla Commissione Cultura della Camera, 14 gennaio 2015: un documento interessante per chiunque sia interessato alle sorti dell’editoria, al futuro dei giornali in Italia.
Lopez, barese classe 1947, fondatore e direttore di giornali locali come il Quotidiano di Lecce, Brindisi e Taranto e La Nuova Basilicata, è uno dei giornalisti ascoltati nelle audizioni informali nell’ambito del dibattito sulla proposta di legge Brescia (c. 1990 del 2014) sull’abolizione del finanziamento pubblico dell’editoria.
“Non bisogna cancellare i contributi all’editoria, anche perché sarebbe una follia, ma bisogna cancellare e superare la filosofia e la tipologia del vecchio intervento statale. Se nei Paesi anglosassoni, dove ci sono logiche di mercato per certi versi esasperate, si ritiene di dover intervenire per tutelare l’informazione di qualità , il giornalismo investigativo, considerandolo un bene pubblico e distinguendolo dall’editoria commerciale e popolare, mi pare che non si possa escludere un intervento statale in una materia così sensibile e delicata in un mercato informativo così disastrato come il nostro”.
Per Lopez va fatto un discorso sulla qualità e non sulla quantità . Tradotto: un finanziamento pubblico meno consistente, meno dispendioso per lo Stato ma più mirato. Questi i punti del documento che il giornalista ha depositato agli atti della Commissione Cultura:
- 1) Un coordinamento, una cabina di regia che faccia un monitoraggio dell’insieme degli interventi economici pubblici nel settore dell’informazione. Finora i finanziamenti si disperdevano in mille rivoli e non si sapeva a chi rivolgersi (ministeri, agenzie) per una materia così complessa e scivolosa.
- 2) Qualsiasi intervento poi sarebbe inutile se non fosse accompagnato da una normativa antitrust.
- 3) Fondamentale anche un efficace sistema di controllo e sanzione. Il vecchio sistema di finanziamento, oltre ad essere devastante, non prevedeva nessuna possibilità di recupero dei fondi stanziati.
- 4) Finanziamenti né ad personam né a pioggia, ma mirati su specifici obiettivi.
- 5) Puntare sui giornali che sono importanti e fondamentali in questo momento.
- 6) Puntare in particolare su quotidiani e periodici locali, con un auspicabile ricorso a vere e proprie start up.
- 7) Limitare i contributi a iniziative no-profit formate da cooperative esclusivamente di lavoratori, titolari insieme della testata e della gestione editoriale.
- 8) Gli incentivi devono essere riservato all’avvio di una nuova iniziativa, non a realtà che stanno da 3-5 anni già in edicola come succedeva finora. E poi gli incentivi devono essere rigorosamente a tempo, perché per definizione un’attività finanziata dallo Stato non è autonoma.
- 9) Individuare e introdurre metodologie per quel sviluppare e promuovere il giornalismo di alta qualità e autonomia (investigativo etc).
