Nel video diffuso il 25 settembre, Gianfranco Fini ha parlato del caso Tulliani e della casa di Montecarlo con tono pacato ma anche molto dimesso, un Fini ben differente da quello che ruppe con Silvio Berlusconi in diretta tv con l’indice alzato e la voce un’ottava sopra.
Per molti è stata una cocente delusione. Per qualche tempo qualcuno aveva anche pensato che Fini potesse essere un leader per l’Italia. Dopo il video, risulta molto difficile pensarlo ancora.
Certo, nell’Italia di Berlusconi, non ci sono limiti e oggi molti obiettano: ma cosa mi rappresenta un appartamento a Montecarlo, di pochi metri quadrati, di fronte a tutto quel che si dice e si sa ha fatto Berlusconi? Perché Fini dovrebbe dimettersi? Di quali reati è accusato? Perché non si dimette prima Berlusconi, con tutti i crimini di cui è imputato?
In realtà Fini ha detto alcune cose che non aveva detto prima: che fu il cognato Giancarlo Tulliani a presentargli i compratori dell’alloggio, e che fu lui stesso Fini a autorizzare la vendita. Si tratta di un fatto che sembra essere sfuggito alla maggior parte dei commentatori.
Fini non ne esce molto brillantemente: dice infatti che il cognato si rivolse a lui per proporgli la vendita dell’alloggio di Montecarlo alla società Printemps e che fu lui, Fini, a dare ordine all’amministratore del partito di venderla e a questo proposito Fini, rispondendo a chissà quali pressioni dalla pancia dei fedelissimi del partito, si sente anche in dovere di fare un presentat’arm all’onestà del senatore Pontone. Pontone, va notato, è stato leale fino alla fine, al punto di dire che a lui di Tulliani Fini non ha mai parlato, cosa che può anche corrispondere a una mezza verità, perché è probabile che Fini gli abbia parlato solo della società offshore compratrice, Printemps.
Ma alla pancia del partito probabilmente il silenzio di Fini è parso quasi come un abbandono di Pontone al suo destino, che infatti ha lasciato, provocando non poco scompiglio, e Fini è stato costretto a fare un pubblica ammenda.
Questa rivelazione di Fini è una significativa differenza rispetto a quanto Fini ha sempre sostenuto, che lui apprese della vicenda di Montecarlo dal Giornale di Berlusconi e Feltri e lo ha sempre detto con tale convinzione
Non è stata una grande performance. Forse avrebbe potuto fare di meglio se lui o qualcuno dei suoi consiglieri con i quali è stato chiuso otto ore prima della registrazione si fossero ricordati di un pezzo di storia, il famoso discorso fatto in tv sessant’anni fa da un Richard Nixon che, accusato di finanziamenti non corretti, fece letteralmente piangere l’America includendo nella lista delle donazioni il cockerino Checkers, che non aveva avuto il coraggio di restituire per non fare soffrire la figlia.