ROMA – Pettirossi e passeri, rondini, farfalle, cicale, pipistrelli, ragni e topi. Come sono cambiati gli animali dei boschi e delle foreste vicine a Chernobyl a 28 anni dall’incidente nucleare? Alla domanda risponde Timothy Mousseau, ricercatore e biologo della University of South Carolina, che armato di rivelatore di radiazioni gira nei boschi vicino a Novoshelpelychi, in Ucraina.
I livelli di radiazione nelle foreste sono ben oltre la norma, basti pensare che in 10 giorni nei boschi si è esposti a livelli di radiazione pari a quelli che un’altra persona riceve in un intero anno negli Stati Uniti. L’esposizione prolungata alle radiazioni può causare tumori o mutazioni genetiche, spiega Mousseau al New York Times:
“Questi livelli di esposizione cronica sono circa quelli che una specie può tollerare prima di mostrare sintomi, in termini di prospettiva di vita, tumori e mutazioni genetiche”.
Se il numero di insetti nelle aree più radioattive è diminuito, alcune specie di uccelli sembrano essersi adattati producendo più antiossidanti nel proprio organismo, sostanze che li proteggono dalle mutazioni e ammortizzano i danni genetici: una sorta di “selezione innaturale” per cui gli uccelli si adattano alle radiazioni ed evolvono per sopravvivere.
Ad interessare particolarmente Mousseau sono però i ragni e le loro ragnatele, che il biologo fotografa e studia. Secondo lo scienziato, l’esposizione prolungata alle radiazioni potrebbe aver alterato la capacità dei ragni di tessere ragnatele, creando schemi disordinati che Mousseau cerca nelle oltre 200 foto scattate.
Il ricercatore ha eseguito rivelazioni di radioattività anche a Fukushima, notando cambiamenti e adattamenti simili a quelli Chernobyl e spiega:
“Trovare lo stesso tipo di risposte biologiche in entrambi i posti rafforza l’ipotesi che siano proprio le radiazioni ad indurre gli impatti negativi”.